Auguri alla Repubblica Italiana: 75 anni dal fatidico Referendum che cambiò le sorti del Belpaese

Auguri alla Repubblica Italiana: 75 anni dal fatidico Referendum che cambiò le sorti del Belpaese

ITALIA – Sono passati 75 anni dal giorno in cui gli italiani decisero che il Paese nel quale volevano vivere dovesse essere “una cosa del popolo“, ovvero una Repubblica. Sono passati 75 anni da quelle fatidiche ore in cui per la prima volta le donne ebbero l’opportunità di impugnare una matita e votare per il proprio destino.

L’Italia, dopo l’armistizio di Cassibile, l’8 settembre del 1943, ha avuto tutto fuorché una situazione di pace. Con un’Italia che si divise nuovamente in due e una Monarchia che stentava a reggere, la crisi istituzionale era sotto gli occhi di tutti, sia del popolo che dello stesso monarca.

Il percorso verso il Referendum

Nel 1944, con la liberazione di Roma, il Comitato di Liberazione Nazionale colse la palla al balzo e formalizzò, attraversò un decreto luogotenenziale del presidente del Consiglio Bonomi, la volontà di voler mettere nelle mani degli italiani l’elezione di un’Assemblea costituente e il potere di sciogliere l’annosa questione istituzionale.

Il Governo, che nell’accordo aveva promesso di non ostacolare il referendum, nel 1945, il 31 gennaio, emanò un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne (decreto legislativo luogotenenziale n. 23 del 2 febbraio 1945). Venne così riconosciuto il suffragio universale, dopo i vani tentativi fatti nel 1881 e nel 1907 dalle donne dei vari partiti.

Al termine della guerra, che lasciò l’Italia in macerie, il 16 marzo del 1946, Re Umberto II indisse ufficialmente il referendum, nel pieno rispetto del decreto luogotenenziale del Governo Bonomi. La convocazione all’urne prevedeva sia il referendum costituzionale che l’elezioni dei membri dell’Assemblea costituente.

Il 2 giugno e i risultati

Dopo una lunga e accesa campagna elettorale, il 2 giugno del 1946, tutti gli italiani maggiorenni furono chiamati a recarsi alle urne per scegliere che forma di Stato volessero e i membri che avrebbero dovuto formalizzare e scrivere la nostra amata Costituzione.

La tornata referendaria, come immaginabile, mostrò un grande divario tra il Nord e il Sud. Infatti, nelle regioni del Mezzogiorno la Monarchia ha vinto il Referendum, nel settentrione la Repubblica. In ogni caso, nonostante le accuse di brogli e i ricorsi, tutti respinti della Corte di Cassazione, il 10 giugno del 1946 vennero confermati i seguenti risultati:

  • Repubblica: 12 717 923 voti (54,3%)
  • Monarchia: 10 719 284 voti (45,7%)
  • Nulli: 1 498 136 voti.

Nella stessa occasione vennero proclamati anche i risultati delle elezioni dei membri dell’Assemblea Costituente. I risultati mostrarono un chiaro vantaggio della Democrazia Cristiana che, a partire da quel momento, dominò la scena politica di quella che fu la Prima Repubblica.

In ogni caso, la ripartizione dei voti e seggi fu la seguente:

  • Democrazia Cristiana 35,2% – 207
  • Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria 20,7% – 115
  • Partito Comunista Italiano 18,9% – 104
  • Unione Democratica Nazionale 6,8% – 41
  • Fronte dell’Uomo Qualunque 5,3% – 30
  • Partito Repubblicano Italiano 4,4% – 23
  • Blocco Nazionale della Libertà 2,8% – 16
  • Partito d’Azione 1,4% – 7
  • altre liste 4,5% – 13.

Dopo anni di oppressione del regime di Mussolini e della successiva guerra, il Paese voltava pagina e si preparava a diventare democratico e repubblicano, come deciso dal popolo.