Arriva ufficialmente la nuova riforma per l’accesso all’Università di Medicina: addio ai test selettivi, si va verso un approccio più pratico, prediligendo la frequentazione, con una selezione che avverrà dopo sei mesi.
Questa è la decisione della Camera dei Deputati, dopo la proposta della Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Finalmente, gli studenti avranno la possibilità di frequentare il corso ed entrare in contatto con le materie fondanti della facoltà: addio, dunque, alla “strage” della bocciatura ai test selettivi.
La nuova riforma ha diviso l’opinione pubblica. Da un lato, l’abolizione del test d’ingresso offre una “marcia in più” per permettere ai ragazzi e alle ragazze che desiderano studiare Medicina di comprendere meglio la compatibilità con il percorso. Dall’altro, ha suscitato polemiche sulla reale difficoltà di superare la selezione dopo i sei mesi. Vediamo insieme proprio il punto di vista dei giovani.
Stop ai test selettivi di Medicina
In questo modo si mette in primo piano la vocazione e il merito degli studenti, offrendo un percorso più equo e basato sulle effettive competenze acquisite durante il primo semestre universitario. Niente panico per chi, malauguratamente, non dovesse riuscire a rientrare in graduatoria dopo i 6 mesi: come in passato, gli studenti possono convalidare le materie in altri indirizzi affini, come ad esempio Farmacia o Scienze Biologiche.
La parola ai futuri studenti di Medicina: “Siete favorevoli all’abolizione dei test”
Ai microfoni di NewSicilia, alcuni maturandi catanesi che frequenteranno Medicina hanno espresso il loro punto di vista su questa “rivoluzione” nel mondo universitario. Alla domanda principale dell’intervista, ovvero cosa ne pensano riguardo all’abolizione dei test, le opinioni si somigliano tutte.
Partiamo con Marco, che ha spiegato: “Partendo dal presupposto che i test di ammissione non fossero una grande idea, perché ostacolavano persone che volevano studiare Medicina e valutavano conoscenze che, a mio parere, non avevano sempre senso (come, ad esempio, il dover individuare parole errate, cosa che poco ha a che fare con il percorso che poi gli studenti affronteranno), ritengo che impedire loro di intraprendere questa carriera con un test del genere sia sbagliato”.
Anche Marta è della stessa idea: “Rimuovere il test di ingresso a Medicina è stata una scelta più che giusta. In Italia, infatti, si riscontra una carenza di medici, anche perché molti dei più competenti vanno a lavorare all’estero, forse penalizzati proprio da questi test“.
Giada, che ha deciso spontaneamente di non frequentare corsi preparatori, ha spiegato: “Ci sono aspetti positivi in questa decisione. Innanzitutto, in passato, molte persone non avevano la possibilità economica di prepararsi adeguatamente per il test, visto che spesso era necessario iscriversi a corsi privati come quelli di UNIMED. Di conseguenza, chi non aveva le risorse economiche era svantaggiato. Ora, invece, più persone hanno l’opportunità di prepararsi e, allo stesso tempo, di capire se questo percorso così impegnativo faccia davvero per loro“.
Infine, Dario ha dichiarato: “Trovo che questa nuova modalità non sia sbagliata, perché permetterà di vedere chi tiene davvero a questa facoltà e chi vuole realmente diventare medico, rispetto a chi lo sceglie solo per moda, come accadeva spesso in passato con la professione di avvocato. Per questo, ritengo che questi sei mesi di prova siano un valido strumento per comprendere chi ha la determinazione necessaria per diventare medico”.
“Quanto sarà difficile entrare definitivamente?”
Su questa domanda, l’opinione pubblica si è divisa in due. Alcuni hanno definito la fase finale di questa prova una sorta di “selezione naturale”: i più forti resteranno, mentre coloro che non hanno la stoffa non riusciranno a proseguire.
Altri, invece, non sono della stessa idea e condividono pienamente quanto espresso dalla Ministra Bernini: saranno la meritocrazia e la dedizione a fare la differenza. Inoltre, i posti resteranno comunque limitati e i professori potrebbero diventare più rigidi durante gli esami.
Perché la facoltà di Medicina è definita una moda
Non c’è tregua per gli studenti universitari: qualunque corso di laurea intraprendano, finiscono automaticamente nel “registro degli stereotipi”, un insieme di pregiudizi che spesso semplifica e sminuisce anni di studio e sacrifici. Se Scienze della Comunicazione e altri corsi di laurea umanistici che iniziano con “Scienze” sono considerati le “lauree delle merendine“, anche gli studenti di Medicina non sono esenti da etichette.
La maggior parte di loro viene spesso descritta come motivata esclusivamente dalla prospettiva di un alto stipendio e di uno status sociale elevato, tralasciando il duro percorso accademico che affrontano e la vera vocazione che molti coltivano fin da piccoli. In realtà, dietro ogni scelta universitaria si celano storie, passioni e ambizioni personali che non possono essere ridotte a semplici stereotipi. Pregiudizi o meno, saranno la dedizione e la vera “fame” di conoscenza scientifica a determinare il futuro di questi giovani.