ITALIA – Oggi, 21 marzo, si celebra la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, per commemorare tutti coloro che hanno perso la vita a causa della criminalità organizzata, grande piaga della società.
Si tratta di una ricorrenza annuale, fissata il 21 marzo per ragioni ben precise. Ma per comprendere al meglio le origini di questo giorno, le motivazioni che abbiano spinto all’istituzione, e la scelta della data, faremo qualche passo indietro.
La manifestazione, prese vita per la prima volta nel 1996, grazie alla rete di associazioni antimafia “Libera”. La giornata prestabilita, coincide con il periodo d’inizio della stagione primaverile, come segno di rinascita.
Infatti, proprio questo motivo è molto simbolica, poiché sia il giorno deciso, che l’anno in cui si è cominciato a celebrare il 21 marzo, fanno riferimento ad un periodo storico “nuovo”, a seguito della conferma definitiva in cassazione, nel 1992, della sentenza del primo maxiprocesso a Cosa Nostra in Sicilia, e dopo la Strage di Capaci e quella in via D’Amelio a Palermo.
Infatti, proprio negli anni successivi agli attentati, che avvennero anche in altre zone d’Italia oltre che in Sicilia, nacque una rete nazionale di associazioni, chiamata “Libera”, un vero e proprio movimento sociale dell’antimafia, ideato verso la primavera del ’95. In seguito, una delle prime decisioni prese, fu proprio quella di indire una giornata dedicata alle vittime delle mafie, per ricordare l’impegno di un percorso lungo nel tempo e per il quale molte persone si sono battute, sacrificando la propria esistenza.
Per la commemorazione ufficiale del primo anniversario della Strage di Capaci, in cui persero la vita, dilaniati dal tritolo, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta, Rocco Dicillo, Antonino Montinaro e Vito Schifani, si riunirono Forze dell’Ordine, Magistrati, cittadini e studenti, per ricordare quanto accaduto e sensibilizzare il più possibile.
Tra questi, vi era anche Don Luigi Ciotti, un grande attivista, già all’epoca impegnato nel contrastare la criminalità organizzata, che venne interrotto nel suo momento di preghiera da una donna, Carmela Montinaro, la quale gli confidò di non aver mai sentito nominare il nome del proprio figlio, affermando: “Sono la mamma di Antonino Montinaro, Caposcorta di Giovanni Falcone. Perché non dicono mai il nome di mio figlio? È morto come gli altri“.
Esattamente da qui, dall’identità negata del ragazzo, il 21 marzo cominciò ad essere visto in maniera diversa, facendo memoria e gettando il seme di una nuova speranza, con il risveglio della natura e il “rinnovo” di una primavera di verità e giustizia sociale.
Infatti, proprio dal dolore e dallo sconforto di una madre, che perduto il figlio durante l’attentato del 23 maggio 1992, sull’Autostrada A29, tra Punta Raisi e Palermo, non sentiva mai pronunciare il nome di quest’ultimo, Don Ciotti cambiò leggermente direzione, sempre continuando la sua lotta alle problematiche sociali, ma ripartendo in particolar modo dalle relazioni umane, ascoltando maggiormente tutte le persone e riconoscendo ogni loro diritto.
A nessuno dovrebbe essere negato il diritto e l’importanza di essere ricordati in maniera specifica. Infatti, fino a quel momento il nome del ragazzo e anche quello dei colleghi, Vito Schifani e Rocco Dicillo, non erano menzionati, definendoli con l’espressione generica de “I ragazzi della scorta“, senza precisare.
Ogni anno in una città diversa, per il 21 marzo, troviamo il valore dell’esserci sempre, di rimanere accanto alle famiglie delle vittime, di ricordare e denunciare sempre. La XXX manifestazione per la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, avrà luogo a Trapani, in Sicilia, e comprenderà la lettura dei nomi delle persone scomparse, l’approfondimento riguardante mafia, corruzione e riciclaggio, e l’ascolto delle testimonianze dei familiari, come strumento di verità e giustizia.
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