Quei bambini “senza parole”, la logopedia e l’ostacolo Covid-19: “Terapia in presenza lo strumento migliore”

Quei bambini “senza parole”, la logopedia e l’ostacolo Covid-19: “Terapia in presenza lo strumento migliore”

ITALIA – La parola è lo strumento più potente in dote all’uomo. Può “edificare” ponti o essere di conforto e la sua assenza, in alcuni casi, può causare profonde ferite. “Restare senza parole” è un modo di dire comunemente utilizzato per indicare meraviglia e stupore, ma non riuscire a relazionarsi come si vorrebbe rappresenta certamente uno degli incubi peggiori da dover affrontare.

Immaginate un mondo dove tutti riescono a comunicare, esprimendo ciò che provano. Tutti, men che voi. C’è chi questo dramma rischia di viverlo davvero fin dalla tenera età, come quei bambini che non riescono a esternare le proprie emozioni a causa di un disturbo fonetico-fonologico o di un’organizzazione morfosintattica confusa delle frasi. Un muro insormontabile che può renderli “invisibili” agli occhi altrui.

Secondo la Federazione Logopedisti Italiani (FLI), 6 bambini su 100 nel nostro Paese soffrirebbero di difficoltà verbali, una percentuale elevata di piccoli pazienti che hanno bisogno di una mano o, più nello specifico, di una voce “amica” per poter finalmente dire “esisto anch’io“.

Un aiuto che può arrivare grazie al supporto del logopedista, la figura sanitaria specializzata nella prevenzione e nella riabilitazione di quei soggetti affetti da patologie e disturbi relativi a linguaggio, deglutizione, apprendimento e molto altro. Ma come si può conciliare la terapia riabilitativa con il periodo attuale, segnato dalle limitazioni vigenti a causa della dilagante pandemia da Coronavirus che pregiudica rapporti e spostamenti?

Logopedia e teleriabilitazione

Quella del logopedista è una figura abbastanza conosciuta, anche se più al nord che al sud, tante volte sottovalutata perché non si conosce realmente quello che una terapista fa davvero“, racconta a NewSicilia la Dott.ssa Gabriella Daniele, logopedista dello studio di riabilitazione e psicoterapia “Ricapitolando” a Monterotondo, in provincia di Roma.

Le direttive dell’Albo dei logopedisti consigliano programmi di teleriabilitazione per ‘abbattere’ le barriere causate dal Covid-19, ma non sempre ciò risulta essere la soluzione adatta. “Per quanto mi riguarda – spiega la logopedista – mi ritengo contraria alla terapia in teleriabilitazione e, quindi, attraverso un dispositivo elettronico, perché dà risultati inferiori rispetto alla terapia in presenza e viene meno il rapporto empatico. In alcuni casi non è proprio fattibile perché ci sono terapie da svolgere necessariamente in presenza. Inoltre, per i bambini al di sotto degli 8 anni, è richiesta la presenza di un genitore, quindi un impegno anche da parte della famiglia.

In alcuni casi bisogna agire fisicamente per aiutare il bambino a svolgere alcuni movimenti. Nel caso di bambini con disturbi specifici dell’apprendimento e già consapevoli dei movimenti da svolgere, la terapia a distanza potrebbe comunque essere utile e adeguata. Personalmente, non la ritengo allo stesso livello della riabilitazione in presenza“.

Precauzioni, bambini fragili ed empatia

Come studio privato ci siamo adattati alle norme che impongono di indossare dispositivi di sicurezza, disinfettare le superfici e gli oggetti che vengono utilizzati dai bambini. Abbiamo anche distanziato le terapie per evitare che le famiglie si incontrino. La maggior parte dei genitori è abbastanza serena nel portare i bambini in terapia, sapendo che teniamo alla loro salute. Facciamo tutto il possibile per evitare eventuali contagi o situazioni spiacevoli“.

Soltanto nell’1-2% delle volte le famiglie, nel caso di bambini fragili, si sono rifiutate di tornare in terapia e hanno richiesto la teleriabilitazione. Per bambini con certificato medico e che non vanno nemmeno a scuola, il terapista cerca di venire incontro alle esigenze. Ho una paziente fragile e, nonostante con la riabilitazione venga meno il rapporto empatico e il bambino resti in un ambiente diverso dal setting logopedico come la casa piena di distrattori, ho provato ad adattarmi“.

I bambini si adattano anche alla teleriabilitazione. Loro non sono consapevoli delle differenze a livello di resa della terapia che ci sono tra presenza e online. Tuttavia, la stragrande maggioranza preferisce la terapia in presenza perché attraverso l’interazione empatica si sentono considerati e accolti.

L’importanza della continuità

In presenza si possono fare anche dei giochi finali, perché è un momento che il bambino ha tutto per sé e le attenzioni sono tutte rivolte a lui. Si sente anche valorizzato sotto un certo punto di vista. Meno, invece, davanti a un computer. I bambini con difficoltà quali disturbo del linguaggio o, ancora peggio, disturbi specifici dell’apprendimento, tendono a smarrirsi e a percepire maggiormente la fatica, soprattutto se sovraccarichi dalla didattica a distanza“.

Nel caso di bambini molto piccoli con disturbo fonetico-fonologico o un disturbo dell’attenzione, è impossibile svolgere in maniera adeguata e funzionale una terapia a distanza. La continuità della terapia è fondamentale, un’interruzione è sicuramente dannosa al punto che alcuni, dopo due mesi di assenza, sono tornati molto spaesati. In certi casi sono sono tornati confusi e in molti casi regrediti. L’interruzione della terapia è stata deleteria“.

La riabilitazione come strumento fondamentale per la salute

Dal momento in cui si fa terapia, oltre a migliorare l’aspetto del linguaggio e dell’apprendimento, i bambini acquistano anche maggiore autostima perché ci sono gratificazioni e rinforzi positivi. Nel momento in cui la terapia viene a mancare per tanto tempo, specialmente se i piccoli restano chiusi in casa senza possibilità di movimento e di interfacciarsi con persone esterne al proprio nucleo familiare, si regredisce“.

Queste difficoltà si superano – prosegue l’esperta – ma nel corso dei mesi. Il simbolo della logopedia è la lumaca proprio perché i risultati si vedono nel corso del tempo, con lentezza. Quando si va ad agire su meccanismi consolidati, modificandoli o sostituendoli, ci vuole tempo e costanza. Dopo il lockdown, i bambini che hanno ripreso con costanza, adesso si trovano allo stesso livello di inizio marzo e in alcuni casi anche a un livello superiore“.

Per loro e per le famiglie è frustrante – sottolinea – ma sono situazioni non prevedibili. Nel caso in cui dovesse verificarsi un secondo lockdown, mi auguro di poter svolgere in presenza il mio lavoro in quanto figura sanitaria. La riabilitazione è fondamentale per la salute e il benessere di un bambino, sostituirla con la teleriabilitazione non dà gli stessi frutti“.

Logopedia e mascherine, come comportarsi?

I bambini con diagnosi di disturbo del linguaggio, nello specifico il disturbo fonetico-fonologico, non articolano adeguatamente i suoni e vengono rieducati nei vari foni mancanti e alterati attraverso l’ausilio dello specchio. Prima del lockdown il bambino imitava i movimenti che svolgeva la logopedista. Con la mascherina, la logopedista non può far vedere al bambino ciò che deve eseguire. Ho dunque usato degli strumenti come le fotografie. Il bambino esegue il movimento specchiandosi e venendo guidato nell’esecuzione. Con i guanti, mantenendo tutti i dispositivi di sicurezza, posso anche guidarlo fisicamente“.

Per i più ‘resistenti’ alle foto è possibile utilizzare dei video autoprodotti dove si mostrano i movimenti da eseguire. Si tratta di un’alternativa al rispecchiamento, ovvero all’esecuzione dell’esercizio su imitazione. Poiché questi esercizi, specialmente per i più piccoli, devono essere svolti guardando un adulto e poi con lo specchio, si richiede maggiormente l’aiuto delle famiglie. Si danno loro indicazioni e materiale visivo in modo che i bambini possano riprodurli a casa“, conclude la Dott.ssa Gabriella Daniele.

Fonte foto: centroitalianologopedia.it