Gravidanza e pandemia, quant’è difficile essere madri al tempo del Covid: cresce il bisogno di sostegno

Gravidanza e pandemia, quant’è difficile essere madri al tempo del Covid: cresce il bisogno di sostegno

ITALIA – Diventare madre significa accogliere! Ma una madre, durante la gravidanza e nel momento del parto, ha bisogno di essere accolta e sostenuta a sua volta.

Un bambino, quando viene al mondo, incontra lo sguardo e le mani della mamma, che già si è preparata a quel momento. Nel periodo della preparazione, la donna viene supportata dal partner, dai familiari e dai sanitari: tutte figure che si occupano della sua cura. Il momento della gravidanza e del parto, infatti, sono momenti delicati, in quanto si va incontro a cambiamenti fisici e si assiste, pure, a un repentino cambiamento di ruolo.

L’esperienza pandemica, poi, ha costituito un vero e proprio evento traumatico e ha richiesto un nuovo riadattamento nei confronti di tutte quelle attività che si svolgevano nel quotidiano. Supportare le donne, in questo dato momento storico, non è stato semplice. E continua a non esserlo.

Le donne che hanno partorito durante la crisi scatenata da Covid-19, tendono infatti a sperimentare una maggiore vulnerabilità. Condizione che si manifesta ancor più se si tratta di donne che si ritrovano ad affrontare il momento da sole o, comunque, non affiancate da un’accompagnatrice. Ecco che il parto, in questo periodo, è accompagnato da un velo di solitudine.

A tal proposito, è intervenuta ai microfoni di NewSicilia la dottoressa Valentina Lucia La Rosa.

Mettendo in rapporto i dati precedenti alla pandemia con i dati attuali, si nota come, nelle donne in gravidanza e nelle neo-mamme, siano aumentati i disturbi di ansia, di sindromi depressive e da stress post traumatico“.

Le donne – continua la psicoterapeuta – che sono state maggiormente colpite dalla pandemia, sono quelle che avevano alle spalle una storia personale di problemi psicologici“.

All’interno delle strutture sanitarie di accoglienza, date le disposizioni, il momento del parto veniva, e viene ancora, privato del momento di profonda condivisione con la famiglia, con il partner e con i figli (nei casi in cui il nascituro non sia primogenito), che attendono l’arrivo del fratello.

Nella maggior parte delle strutture, infatti, i mariti o i compagni, possono assistere solo per 15 minuti le loro partner, dopo il parto, giusto per dare un’occhiata veloce ai bimbi appena venuti al mondo e per assicurarsi il benessere della propria compagna. Un lasso di tempo ovviamente troppo limitato, rispetto alle reali esigenze emotive che il padre sviluppa, dal momento della nascita del suo bambino.

Assistiamo così, rispetto agli anni pre-pandemia, a un superiore numero di casi di dimissioni volontarie nelle strutture, per tornare a casa dalle persone care il prima possibile.

In questo quadro generale, in cui vi è stato un aumento delle necessità e dei bisogni, i sanitari hanno intensificato il loro lavoro per colmare questo senso di solitudine.

Una figura fondamentale che affianca le donne in questo percorso è l’ostetrica, le supporta e risponde alla necessità di aiuto sia personali che del bambino.

Con la pandemia il suo intervento è cambiato, in quanto, il supporto prima era caratterizzato da contatto fisico stretto con la mamma. Adesso, la vicinanza di questa figura professionale durante il parto, si cerca di mantenerla attraverso l’empatia, le parole e si prova di trasmettere il calore necessario nonostante le mani siano coperte dai guanti e il viso dalla mascherina.

Il nostro lavoro è fatto di gesti e parole“, interviene Giulia, ostetrica di una clinica privata. “Quello che mi manca è il contatto, spesso mi trovavo fronte a fronte con la neo-mamma prima della pandemia. Adesso tutto questo non è possibile, si cerca di mantenere le giuste distanze per non recare nessun danno alla mamma e anche al bambino. Mi manca la fisicità che caratterizzava il mio lavoro nel momento del parto“.

Con le dovute precauzioni, alla luce di tutto ciò, sarebbe opportuno permettere ai papà di assistere al momento del parto, per non privare loro di questo bellissimo dono e in modo da far sentire le donne meno sole.

Per le madri che affrontano con insicurezza questo momento, a causa della situazione pandemica e a causa di preoccupazioni personali, sarebbe opportuno affiancare una figura specifica di supporto come lo psicologo.

Fonte immagine: Pixabay – ekseaborn0