ITALIA – Durante la fase epidemica in cui era prevalente la variante Delta, l’efficacia vaccinale contro il rischio di infezione da Sars-Cov-2 è calata progressivamente dopo il completamento del ciclo primario, così come, anche se in misura molto minore, quella contro il rischio di effetti gravi della malattia.
Lo afferma uno studio realizzato dall’Iss e dal ministero della Salute, il principale sull’effetto di questa variante realizzato in Italia ed appena pubblicato dalla rivista internazionale British Medical Journal (BMJ).
Lo studio si basa sull’analisi dei dati di oltre 33 milioni di over 16 immunizzati con vaccini a mRna ed osservati nel periodo compreso tra il 27 dicembre 2020 e il 7 novembre 2021.
Le principali conclusioni
Nella fase in cui era predominante la variante alfa (I semestre 2021) non si è osservato un calo dell’efficacia vaccinale né contro l’infezione, né contro la malattia severa (efficacia oltre l’80% da 3-4 settimane dopo la seconda dose fino alla fine del tempo di osservazione dopo circa 5 mesi)
Durante la fase epidemica con circolazione predominate della variante delta, l’efficacia contro l’infezione è calata significativamente, passando dall’82% a 3-4 settimane dopo la somministrazione della seconda dose al 52% a 19-22 settimane (dopo circa 4 mesi) e al 33% a 27-30 settimane (dopo circa 6 mesi).
Nello stesso periodo anche l’efficacia contro gli effetti gravi del Covid-19 si è ridotta, anche se in misura minore, passando dal 96% all’80%, con un calo più marcato per le persone più fragili.
Questi dati supportano le scelte di dare priorità alle categorie ad alto rischio nella somministrazione del booster, così come la somministrazione di una dose aggiuntiva anche alla popolazione generale dopo 4-6 mesi dal completamento del ciclo primario di vaccinazione.
Foto di repertorio