ITALIA – Si è appena conclusa la conferenza del 18 dicembre sul monitoraggio settimanale dell’emergenza Coronavirus sul territorio nazionale, con dati aggiornati al 17 dicembre. Presenti il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e il direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza.
Brusaferro ha introdotto il monitoraggio odierno facendo riferimento al contesto italiano nell’ambito del continente europeo. In Europa ci sono Stati che hanno numeri in crescita (dalla Francia ai Paesi Bassi e alla Svezia), ma l’Italia sembra essere più stabile nell’andamento dei contagi.
Lo mostra l’immagine della curva epidemiologica (riprodotta in basso).
La curva ha avuto un rallentamento e un appiattimento. “C’è una decrescita, confrontando due periodi di 15 giorni ciascuno (fino al 13 dicembre). La decrescita riguarda quasi tutte le Regioni, ma alcune purtroppo hanno mostrato una crescita”, dichiara Brusaferro.
Nella tabella relativa all’incidenza negli ultimi 7/14 giorni (aggiornata al 16 dicembre) si nota una decrescita, ma il numero di casi è ancora molto alto. “Il nostro Paese con questo indicatore ha mostrato la migrazione da una fase in cui possiamo sistematicamente tracciare i casi e i contatti. Oltre quella soglia si passa dalla fase di ‘contenimento’ alla fase di ‘mitigazione’. Siamo ancora lontani dalla soglia di sicurezza“.
L’età media dei contagi rimane stabile intorno ai 50 anni, anche se il virus colpisce tutte le età. Oltre il 50% delle persone diagnosticate sono asintomatiche. La parte dei pazienti Covid in condizione critica rimane invece costante nel tempo.
Le curve relative ai posti letto occupati sono in decrescita. Si tratta però di un calo lento, che non permette ancora di parlare di un Paese “fuori pericolo”. Le notizie sarebbero relativamente buone, però, per quanto riguarda le proiezioni sull’occupazione delle Terapie Intensive e dei posti in Area Medica nei prossimi giorni.
“La distribuzione per Regione dell’incidenza a 14 giorni è molto diversificata”. Se alcune Regioni sono vicine alla soglia di contenimento, altre sono molto lontane.
Per quanto riguarda la valutazione complessiva del rischio, sono 3 le Regioni considerate a rischio alto dall’Istituto Superiore di Sanità e dagli esperti dell’ambito medico-sanitario (Veneto, Liguria e Lazio). Risultato meno allarmante, invece, per la Sicilia, che figura al momento tra le aree a rischio complessivo basso.
Fonte immagini: Ministero della Salute
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