ITALIA – “Un solo grido, un solo allarme, la terra è in fiamme”. È questo uno degli slogan utilizzati dai moltissimi giovani, e non solo, che urlano all’unisono tra le strade di tutto il mondo in occasione degli scioperi globali per il clima.
L’obiettivo di questo genere di manifestazioni è certamente quello di porre sotto i riflettori una questione che non può più essere rimandata.
L’emergenza climatica rappresenta, infatti, una questione tuttora irrisolta e, nonostante i molteplici sforzi di chi lotta quotidianamente per tutelare l’ambiente in cui viviamo, è ancora abbastanza complesso trovare una soluzione che consenta di rallentare in modo significativo il riscaldamento globale di cui da decenni siamo spettatori.
Nonostante uno scenario tutt’altro che confortante, abbiamo recentemente assistito a un significativo passo avanti che vede la tutela ambientale diventare un principio fondamentale della Costituzione italiana.
È stata approvata in via definitiva, infatti, lo scorso 8 febbraio una riforma che prevede un’importante modifica dell’articolo 9, nel quale è stato inserito un nuovo comma.
“La Repubblica – afferma l’articolo 9 – promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.
Un ulteriore cambiamento in ambito costituzionale riguarda l’articolo 41, anch’esso soggetto all’integrazione di un comma aggiuntivo, volto anche in questo caso alla tutela dell’ambiente.
L’articolo 41 sancisce, infatti, che “l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.
Una scelta emblematica quella di modificare i due articoli della Carta costituzionale, che – oltre a rappresentare un segnale forte – ci rende ancora più consapevoli del senso di responsabilità che abbiamo il dovere di mostrare anche in nome delle generazioni future: spetta a noi essere gli artefici di un cambiamento efficace e rapido al fine di evitare che i danni inflitti alla Terra diventino presto irreversibili.
A fornire un quadro generale dell’emergenza climatica è Viola Sorbello che, in qualità di presidente della sezione di Catania di Legambiente, è intervenuta ai microfoni di NewSicilia al fine di approfondire e far comprendere meglio la gravità di una situazione che sembra peggiorare di giorno in giorno.
“Tutte le iniziative di Legambiente sono finalizzate a sollecitare politiche di contrasto ai cambiamenti climatici. A livello nazionale è in atto un consistente ‘pressing’ nei confronti del governo italiano perché attui una transizione ecologica effettiva e veloce. A partire dal tema dell’energia perché riteniamo non possa più farsi affidamento sui combustibili fossili ma chiediamo che si faccia sempre più ricorso alle fonti di energia alternativa. E poi naturalmente si lotta contro gli allevamenti intensivi e per un’agricoltura etica con un maggiore rispetto del terreno e un minore uso di pesticidi”.
“I mutamenti climatici sono in atto e lo dice ormai la scienza. Si tratta di un fenomeno assodato. La Sicilia è a rischio desertificazione e quindi è una terra ancora più svantaggiata sotto questo profilo. I cambiamenti climatici sono legati non solo al fenomeno della siccità, ma anche alle piogge torrenziali che si alternano a periodi di siccità: non piove per tanto tempo, ma poi cade una quantità eccessiva di acqua e questo non fa bene alla natura, al terreno e all’agricoltura. Non sono mancate in passato, tra l’altro, esondazioni dei fiumi che straripando hanno danneggiato i campi e causato all’agricoltura gravi danni, come la perdita del raccolto. L’eccessiva urbanizzazione e una cementificazione esagerata di tutto il territorio siciliano rende i terreni poco permeabili e fa sì che le piogge torrenziali creino anche danni alle infrastrutture, alle strade e agli edifici”.
“Legambiente Catania chiaramente segue tutte le campagne della Legambiente nazionale studiate per il contrasto ai cambiamenti climatici. Importanti sono le campagne in tema di rifiuti che sollecitano politiche di corretta gestione dei rifiuti e di applicazione di un’economia circolare. Non ha senso produrre nuovi materiali, ma ha senso riciclare quelli che già sono stati prodotti. Secondo l’economia circolare, auspicata anche dall’Unione Europea, nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Questo principio, se applicato, può salvare le future generazioni dalla carenza di risorse che sono state saccheggiate dalla nostra generazione”.
“Naturalmente noi, in particolare a Catania, siamo molto attivi sotto il profilo della mobilità sostenibile. Crediamo che l’uso dell’automobile privata sia uno spreco di energia, oltre che un danno per la salute perché crea un inquinamento sia atmosferico sia acustico. Bisognerebbe usare dei mezzi di spostamento più sostenibili soprattutto per i brevi tratti urbani. È stato studiato che la maggior parte degli spostamenti in auto sono al di sotto dei 3 km e questo non va bene perché per 2-3 km si può anche camminare, usare la bicicletta o un mezzo pubblico e con un paio di fermate si giunge a destinazione. Si può sfruttare inoltre la micromobilità elettrica condivisa che è proprio l’ideale, utilizzando quindi i monopattini che ci sono ora a Catania”.
“È importante perché riconosce l’ambiente come bene giuridico tutelato. Sebbene in qualche modo fosse un fatto ormai acquisito, andava comunque scritto sul testo costituzionale. Poi è chiaro che, come qualunque norma, ha un senso nella misura in cui viene rispettata e si traduce in una legislazione che concretamente tuteli questo bene, ma è possibile notare che in questo momento l’applicazione di questa norma sta avvenendo davvero raramente perché in Italia la transizione ecologica ancora fatica ad andare avanti. C’è qualche timido accenno, ma ci sono anche segnali di senso contrario, in cui ancora non si comprende bene quando e come si debbano superare gli ostacoli che impediscono la transizione ecologica, a partire dalla burocrazia che potrebbe essere eliminata, ma che al momento non si sta rimuovendo”.
“Questo non è calcolabile perché dipende dalla volontà politica. Se il governo italiano da domani si mobilitasse in modo efficace, l’obiettivo chiaramente sarebbe vicino. È chiaro che se, al contrario, il governo sta fermo o va a rilento l’obiettivo purtroppo rimane drammaticamente lontano”.
“Questi dati non sono calcolabili perché gli scienziati fanno delle proiezioni che, sebbene basate su dati scientifici, sono pur sempre proiezioni. Non possono quindi controllare gli eventi umani e naturali che, per quanto possano essere prevedibili, non lo sono chiaramente in modo preciso. Per esempio nessuno avrebbe potuto prevedere una guerra e ora bisognerebbe capire se questo conflitto davvero sta accelerando il processo di decarbonizzazione, cioè la scelta di energie alternative visto che il gas sta diventando così prezioso. Non lo sappiamo. Questi sono processi che nessun uomo può veramente calcolare o prevedere in modo preciso”.
Foto di repertorio
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