Italia, non solo l’Europeo. Le “notti magiche” dello sport nazionale (e siciliano): dal basket alla pallanuoto

Italia, non solo l’Europeo. Le “notti magiche” dello sport nazionale (e siciliano): dal basket alla pallanuoto

ITALIA – Lo sport azzurro torna nell’Olimpo e lo fa in una domenica dolce-amara, in una giornata da ricordare, nonostante una sfumatura che sa comunque di successo. “Dite ai ragazzi che questa notte mettano via i libri di storia. Perché è ora di aggiornarli“, lo ha scritto Claudio Marchisio ieri notte, dopo che il cielo di Londra si è colorato di un azzurro acceso nonostante l’oscurità delle ore notturne.

L’Italia, non solo quella del calcio, ma quella dello sport in questi ultimi mesi ha riscritto la storia, la sua storia. Contro tutto e contro tutti, tra arroganti, convinti e provocatori. Non i più forti, ma i più uniti e umili, veraci e spontanei quando si vince, ma con i piedi per terra quando vorremmo (anche giustificatamente) spiccare il volo verso l’alto.

Uno stile inimitabile, che abbiamo sbattuto in faccia a chi invece – forse per paura – ha parlato (a vanvera) sperando in un fallimento (e non in una vittoria propria) che non è arrivato, mangiandosi le unghia mentre si proferivano parole di rara bassezza sportiva e in alcuni casi intellettuale.

È l’Italia del calcio divertente di Mancini, l’Italia del basket giovane e sregolata di coach Meo Sacchetti, l’Italia sognatrice della favola tennistica di Matteo Berrettini. È anche l’Italia che verrà, in vista delle prossime olimpiadi e dei prossimi impegni sportivi (il mondiale di calcio in Qatar è previsto per dicembre 2022).

Dall’Eurovision a ora, l’Italia è tornata sul tetto d’Europa, nel posto che le spetta. Ha fatto gioire e rosicare, ma soprattutto ha unito tutto lo Stivale in un unico colore, in un unica fede, in unica festa. Ha unito dopo che per più di un anno un minuscolo essere vivente ha diviso fisicamente e mentalmente le persone, tra opinioni e distanze che sembravano incolmabili e che ieri (con tanta incoscienza) sono state colmate.

Italbasket: dopo 17 anni si torna alle Olimpiadi

Il viaggio del successo italiano parte dalla palla a spicchi e dal clamoroso ingresso alle Olimpiadi di Tokyo 2020 della nazionale italiana di basket guidata da Meo Sacchetti. Una qualificazione guadagnata ai danni della ben più quotata Serbia (forse la più forte dopo gli USA) in Serbia, a casa loro.

Il coach di Altamura costruisce una squadra giovane, con tanta voglia e fame, pronta a riscattare i fallimenti dei predecessori, tanti dei quali protagonisti in NBA. Una Nazionale nella quale sta sbocciando sempre più il talento di Nico Mannion, che a soli 20 anni si è messo la squadra sulle spalle. Sono stati 24 i punti per lui nella clamorosa notte serba. D’altronde giocare con Steph Curry in NBA non può certo essere un caso. Nel roster anche l’mvp del preolimpico Polonara (6\8 da tre nella partita decisiva), la sorpresa Fontecchio tutta grinta e sostanza, l’esperienza di Melli e per il torneo olimpico un giocatore NBA in più, Danilo Gallinari.

La partita è stata una festa, con l’Italia in vantaggio praticamente dall’inizio alla fine e i serbi costretti a inseguire, molto spesso anche a vuoto. Una rimonta che non è riuscita ai padroni di casa neanche nel finale e ha permesso agli azzurri del basket di esultare nel silenzio di Belgrado e anche al coach di mandare a quel paese l’allenatore avversario, reo di non avergli stretto la mano a fine match.

Un’istantanea che sa di liberazione, 17 anni dopo l’ultima volta, dopo Atene 2004, quando gli azzurri di Pozzecco, Basile e Soragna e Carlo Recalcati in panchina vinsero l’argento olimpico eliminando incredibilmente la Lituania in semifinale. Solo l’Argentina fermò il cammino italiano.

Non siamo i più forti, ma ci mettiamo gli attributi, come fece notare eloquentemente Marco Belinelli in una gara 7 del 2013. L’Italia c’è, le Olimpiadi sono alle porte e l’ultima volta andò per il meglio. Sono coincidenze, ma… sarà il campo a parlare. Essere lì, intanto, è già un successo.

Berrettini è già nella storia

Una favola non dal lieto fine, ma che è entrata nella storia già prima della stesura dell’ultimo capitolo. Matteo Berrettini è già nella storia, perlomeno in quella del tennis italiano. L’aveva già scritta battendo Hubert Hurkacz in 4 set nella semifinale di Wimbledon e diventando il primo italiano a raggiungere la finale del torneo tennistico più prestigioso.

Nel pomeriggio che ha preceduto la finale degli Europei, Matteo è riuscito a portare dalla sua parte gran parte del pubblico di Wimbledon. Contro il primo al mondo, Novak Djokovic, il sogno è durato un set, il primo, vinto al tie-break. La speranza, però, ha lasciato piano piano spazio alla stanchezza. Troppo Djokovic per la prima esperienza in finale di Berrettini.

L’italiano, comunque, non ha mai abbassato la testa e se l’è giocata a viso aperto con il serbo. Il risultato finale (6-7, 6-4, 6-4, 6-3) parla chiaro, lascia l’amaro in bocca, ma fa comunque risuonare gli applausi scroscianti nei confronti del nostro Berrettini, che ha comunque tenuto incollati gli italiani alla tv e può puntare col tricolore al petto a traguardi importanti nel prossimo futuro.

Djokovic intanto, con questa meritata vittoria, è ancora in corsa per realizzare il cosiddetto Grande Slam (12 settembre sarà il giorno della finale dell’Open degli Stati Uniti) avendo vinto già i primi tre dell’anno. Insomma, Berrettini ha affrontato un alieno.

La “notte magica” del calcio italiano

Wembley che spara i colori del tricolore, un’intera nazione in festa, le lacrime del mister e dei giocatori, le facce attonite degli inglesi. Se si guarda al 2018 (anno in cui l’Italia di calcio non si qualificò ai Mondiali) neanche nel migliore dei sogni, si sarebbe potuto immaginare un traguardo del genere raggiunto appena 3 anni dopo.

Roberto Mancini ha preso una Nazionale in macerie e ha costruito una fortezza. Le fondamenta sono: l’umiltà, il sacrificio e l’unione. Il risultato: la vittoria di Euro 2020, in casa degli inglesi, contro l’Inghilterra. Un Europeo già iniziato sulle ali dell’entusiasmo, con il gioiellino costruito da Mancini impeccabile nella fase qualificativa, così come ai gironi giocati a Roma e chiusi con tre vittorie su tre e zero gol subiti.

Poi il super gol di Chiesa che sblocca gli ottavi ai supplementari contro l’Austria, le due perle di Insigne e Barella contro la prima del ranking Fifa (Belgio) e i brividi dei rigori in semifinale, con Jorginho che ha fatto cadere la Spagna come il portiere nel calcio dagli 11 metri decisivo.

Poi la finale, contro quelli che ci hanno accusato di essere dei tuffatori e simulatori lo sono stati prima e durante il match, che hanno fischiato il nostro inno e infangato la nostra bandiera. Il tanto decantato charme inglese (che non si è proprio visto) cade contro i “brutti, sporchi e cattivi” italiani. Anche qui ai rigori, col brivido, dopo essere partiti nel peggiore dei modi, avere rimontato e sofferto tutti e 60 milioni.

Questa volta gli inglesi si sono scontrati con il muro Donnarumma, ma anche contro quello dell’ipocrisia. Medaglie del secondo posto non accettate e un pubblico che se ne va senza rendere onore ai vincitori. Tutti dettagli che danno quel qualcosa in più a questa vittoria, contro tutto e tutti, come Vieira che diceva che non avevamo la forza per arrivare fino in fondo e Neville (inglese) che gli dava ragione.

Sullo sfondo un popolo in festa, allo stadio, ma soprattutto nelle piazze. Il Covid per una volta in secondo piano e nelle orecchie il frastuono di clacson e trombette. Sensazioni che per la Nazionale mancavano da quel lontano, ma ancora vivo 2006. Quelli erano Mondiali oggi, però, il trionfo vale tanto quanto.

I successi dello sport siciliano

Anche lo sport siciliano ha gioito, in quanto Italia e in quanto regione. Mesi di gioie sportive, nazionali e locali, in un clima di festa che mancava da anni. Tra trombette e canti, clacson e bandiere. Nel mezzo, purtroppo, anche qualche tragedia, che picchia duro contro il grande entusiasmo.

Dall’Ekipe Orizzonte di pallanuoto che ha vinto il suo 21esimo scudetto della storia contro Padova in gara 5, al Calcio Catania che ha salvato la matricola e potrà partecipare al prossimo campionato di Serie C. Sicilia che troverà anche un conterraneo alle Olimpiadi, Nino Pizzolato.

Insomma, dopo tanti dolori delle piccole gioie che per un attimo non ci fanno pensare alle difficoltà e che ci hanno fatto rivivere, dopo tanti anni, delle notti magiche.

Catania festeggia l’Italia – Fonte foto Roberto Viglianesi