ITALIA – Domenica 12 giugno gli italiani sono chiamati ad esprimere la loro opinione su 5 quesiti che interessano il nostro sistema della giustizia. Si tratta di un referendum abrogativo, quindi si chiederà di eliminare 5 leggi.
Il sistema è sempre lo stesso: bisognerà votare “Sì” se si vuole cambiare la legge, oppure esprimere un “No” se si vuole mantenere tutto com’è. È possibile scegliere di votare anche per uno solo dei quesiti.
Per essere valido, il Referendum deve raggiungere il Quorum. Altro non è che la partecipazione di almeno il 50% +1 degli elettori. Inoltre, per riuscire ad abrogare le norme dei 5 quesiti, il “Sì” deve raggiungere la maggioranza dei voti (il 50% +1).
Tutti i quesiti sono stati pubblicati sulla pagina istituzionale del Governo, ma per i “non addetti ai lavori” la spiegazione potrebbe risultare troppo tecnica, non facendo comprendere del tutto le norme che si vogliono abrogare e le eventuali conseguenze sul nostro sistema giuridico.
Si sta chiedendo di abrogare il decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235: nel nostro paese, chi è condannato in via definitiva per alcuni gravi reati penali non può candidarsi alle elezioni, assumere cariche pubbliche e, nel caso fosse colpito un soggetto già eletto, decade. Per chi è stato eletto da un ente locale (es. sindaco) sono automaticamente sospesi a seguito di una sentenza di primo grado.
Qui si chiede di abrogare il decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n.447: L’articolo 274 del codice di procedura penale elenca i casi che giustificano l’applicazione delle misure cautelari. Tra pericolo di fuga, inquinamento delle prove, il pericolo che la persona (fra le altre) commetta gravi delitti della stessa specie di quello per cui si procede, cioè quando c’è il pericolo di reiterazione dello stesso reato.
Si tratta di uno dei quesiti più lunghi, in breve si chiede di abrogare le norme che permettono ai magistrati di passare dalla funzione requirente alla funzione giudicante, e viceversa.
Si chiede se si vuole abrogare il decreto legislativo 27 gennaio 2006, n.25: si vorrebbe introdurre il voto degli avvocati e dei professori universitari nei consigli giudiziari per le valutazioni di professionalità dei magistrati. Attualmente, infatti, le due figure rientrano all’interno dei consigli ( detti componente laica) ma non possono esercitare diritto di voto, diversamente dagli altri componenti togati (magistrati eletti sul territorio, il presidente della Corte d’Appello, il suo procuratore generale).
Si chiede se si vuole che sia abrogata la legge 24 marzo 1958, n.195: prevede la cancellazione della norma che stabilisce che ogni candidatura per il Csm debba essere sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori (con un tetto massimo di 50).
L’obiettivo è quello di porre fine al sistema delle correnti nella magistratura. Si propone quindi che per le composizioni delle liste si possa concorrere in maniera libera.
Foto di repertorio
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