di Alfio Cazzetta – Puntualmente, ogni traguardo viene raggiunto dal tempo: ogni cosa arriva e ogni cosa finisce. Ormai siamo abituati ai cambiamenti che si presentano nel mondo sportivo. Quante cose sono cambiate dall’inizio delle Olimpiadi moderne, volute da Pierre De Coubertin. Questi cambiamenti però sono arrivati man mano negli anni, più o meno apprezzati dalla gente, sotto spinte politiche o finanziarie.
Il fattore finanziario decide su tutto, anche su ciò che noi, non addetti ai lavori, non riusciamo a comprendere. Tuttavia, nel rinnovamento non tutto è utile o efficace. Bisogna comunque tenere in conto che ciò che non è giusto toccare è la struttura portante del clima olimpico, i punti salienti che reggono l’ossatura dell’Olimpiade. A mio avviso, il più grande cambiamento si ebbe nell’Olimpiade di Monaco nel 1972, dove si infranse uno di questi principi cardine: la sospensione dei conflitti dei popoli. Da allora non ci meravigliamo di niente e tutto viene archiviato nel comportamento malato dell’uomo.
Attendevo con curiosità la cerimonia di apertura dell’Olimpiade francese. Sono state ore di trasmissione, nelle quali, incuriosito, cercavo di capire le sequenze che si succedevano. Sentimenti contrastanti combattevano in questo lungo tempo di trasmissione, direi di confusione. Per una trasmissione del piccolo schermo, pur interessante, non avrei sprecato tante ore della mia vita; l’ho seguita aspettando che alla fine il tutto venisse veicolato nell’alveo della normalità di una manifestazione sportiva intrisa di valori inalienabili che sostengono i principi olimpici.
Il mio pensiero va a tutti quegli atleti che sono stati privati delle loro medaglie, per essere stati accusati di pseudo professionismo. Ancora oggi, per chi è avanti con gli anni, Olimpiadi significa atletica, lotta, pugilato e così via, mentre sport come calcio e pallacanestro, cioè sport altamente superpagati, fanno quasi da sfondo, un corollario imposto dalla politica finanziaria.
Io fui tedoforo nel 1960 e la fiaccola olimpica che usai nel mio tratto catanese la tengo come una reliquia, perché meritata e non perché avevo comprato quel determinato televisore. I grandi valori olimpici stanno venendo cambiati e, come dicevo, non sempre i cambiamenti sono indice di miglioramento; sono le grandi compagnie multinazionali a dettare legge.
Posso comprendere le varie pressioni politico-finanziarie, ma non riesco a digerire certi stravolgimenti che abbiamo visto nella cerimonia di apertura dell’Olimpiade francese. Oltre le gare, mi incuriosisce la cerimonia finale. Credo che la cerimonia di chiusura, per sbaglio, abbia preso il posto di quella di apertura: il clima proposto lo fa pensare.
Le ore che ho dedicato alla cerimonia di apertura le ho passate incollato al televisore. Mi hanno incuriosito e spesso infastidito con la continua e a volte confusionale successione di uno spettacolo televisivo imponente, ma sempre di spettacolo si può parlare, che da parte mia non avrei certamente visto in modo completo. Bello, interessante, imponente a volte, ma alla fine mancava solo la parte più importante di tutta la cerimonia: la solennità. Sì, la solennità del momento, quella che ha sempre retto come principio cardine l’Olimpiade. Questo spettacolo che abbiamo visto sarebbe stato buono come chiusura della manifestazione. Quella solennità che in certe occasioni ha colpito profondamente i nostri cuori, come l’immagine di Cassius Clay che, con enorme fatica perché colpito da Parkinson, si avvicinava tremante con il fuoco olimpico per accendere il tripode.
Non voglio entrare in argomenti politici o che riguardano la società moderna perché non mi sento in grado di commentare. Certamente avrei evitato che questa strana cerimonia di apertura tendesse ad offendere l’intimità delle persone e della Chiesa. Mi danno fastidio certe forzature che si fanno in modo ingiustificato solo per apparire al passo con i tempi e di mentalità aperta.
I cambiamenti sono previsti, ma questa è stata una cerimonia di apertura bella, bellissima, stravagante ma che ha decisamente perso la strada maestra. Penso che un vero cambiamento definitivo sarebbe quello di ripristinare i principi-cardine del clima olimpico, oppure decretare la fine dei Giochi Olimpici (che, di fatto, sono stati stravolti) e al loro posto fare una rassegna mondiale dello sport.