ASSORO LEONFORTE – Nella tarda serata di ieri, la Polizia di Stato di Enna ha arrestato tre giovani, due leonfortesi e uno di Assoro, per il reato di possesso e trasporto ai fini di spaccio di un cospicuo quantitativo di marijuana, complessivamente oltre 1,7 chili, trovata sia all’interno di uno dei veicoli a bordo della quale viaggiava uno degli arrestati, che di un casotto dell’acqua, situato in una zona rurale, utilizzato come nascondiglio.
In particolare, gli arrestati sono Angelo Algerì, 22 anni, Antonino Arpidone, 21 anni, e Salvatore Virzì, 26 anni (in foto da sinistra a destra).
L’operazione di polizia trae origine dall’implementazione dei servizi finalizzati alla prevenzione dei reati in genere, e in particolare della maggiore richiesta, nel periodo di ferie, di sostanze d’abuso da parte dei giovani, voluta dal Questore di Enna, Antonino Pietro Romeo, in occasione delle festività di Ferragosto.
In particolare, gli uomini della Squadra Mobile di Enna e del commissariato di pubblica sicurezza di Leonforte hanno effettuato un complesso servizio di controllo del territorio, nei centri urbani e lungo le arterie stradali, anche quelle meno battute, che collegano centri cittadini e aree rurali della provincia, e in particolare quelli del circondario di Leonforte e di Assoro.
In tale contesto, i poliziotti hanno notato i tre giovani, a bordo di due auto, allontanarsi dal centro di Leonforte, per raggiungere un punto molto isolato della zona rurale di Assoro, attraversando strade secondarie scarsamente battute e non facilmente percorribili, che per lo più collegano aziende agricoli e terreni.
A un certo punto, una delle auto si è diretta verso la fine di una strada interrotta da una frana, fermandosi in prossimità di un casotto dell’acqua, dove due giovani hanno iniziato ad armeggiare e prelevare qualcosa. Subito dopo, il veicolo è stato raggiunto da un altro. Dopo essersi incrociati, i due mezzi hanno percorso ancora una volta un itinerario insolito, ricco di strade secondarie, verso Leonforte.
Gli investigatori ennesi e leonfortesi, dopo aver pedinato le due auto per diversi chilometri, hanno deciso di procedere al controllo veicolare e degli occupanti. L’attività di perquisizione ha permesso di trovare immediatamente nel mezzo di Algerì una busta con numerosi “pacchetti” di marijuana, confezionati “sottovuoto”, e un bilancino elettronico di precisione, idoneo per confezionare lo stupefacente in quantitativi minori o singole dosi. Altri bilancini di precisione sono stati poi trovati a casa del 22enne.
Successivamente, gli agenti si sono recati verso il casotto dell’acqua dove si erano fermati gli altri due giovani, trovandovi dei contenitori con all’interno delle buste di marijuana per un totale di oltre 1,100 chili e vario materiale idoneo a confezionare la droga in dosi.
I giovani sono stati sorpresi in possesso di rilevanti quantitativi di stupefacenti (oltre 1,7 chili in totale, idonea a confezionare oltre 6mila spinelli) e di un nascondiglio per nasconderla (un casotto diroccato in un’area rurale periferica, difficile da raggiungere e ben preservata da attenzioni indiscrete, quali quelle delle forze di polizia), oltre che di stupefacente già confezionato in “pacchetti” del peso di 50 grammi circa ciascuno (il che denota che la probabile attività di spaccio fosse rivolta ad altri pusher, o comunque particolari clienti). Inoltre, Algeri è stato trovato con tre bilancini, necessari per frazionare con precisione i quantitativi di stupefacente.
Il carico di sostanza trovata sarebbe perfino sufficiente saturare il mercato illecito degli stupefacenti della città di Leonforte e dei centri limitrofi (Assoro e Nisseria) per diverse settimane (la popolazione di tali comuni, infatti, ammonta complessivamente a poco più di 22mila abitanti).
Prendendo in considerazione tutti questi fattori, all’esito dell’attività di polizia, i giovani sono stati arrestati e, come disposto dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Enna, che coordina brillantemente le indagini guidate dal sostituto procuratore Salvatore Interlandi, posti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni.