ENNA – La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze emesse dalla Corte d’Appello di Caltanissetta nel processo “Ultra“, nato dall’operazione antimafia condotta dalla Dda di Caltanissetta. A un anno dalla sentenza di secondo grado, la Cassazione ha respinto i ricorsi degli Imputati che avevano optato per il rito abbreviato, consolidando le condanne per associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione, corruzione aggravata e detenzione di armi.
Processo “Ultra”: le condanne
Tra gli imputati figura Maria Concetta Bevilacqua, figlia di Raffaele Bevilacqua, storico boss ennese e avvocato. La sua condanna a 10 anni di reclusione e 10.000 euro di multa è stata confermata, così come le pene per gli altri imputati:
- Salvatore Strazzanti: 20 anni
- Angelo Tummino: 6 anni
- Michele Mannuccia: 9 anni e 4 mesi
- Maria Barbara Cangemi: 4 anni e 8 mesi
- Carmelo Scilio: 8 anni e 8 mesi, oltre a 32.000 euro di multa
- Davide Cardinale: 6 anni e 20.000 euro di multa
- Giovanni Monachino, capo del clan di Pietraperzia e ritenuto referente provinciale di Cosa Nostra: 20 anni
- Salvatore Privitelli e Andrea Ferreri: 20 anni ciascuno
- Flavio Alberto Bevilacqua, figlio di Raffaele Bevilacqua: 12 anni, 9 mesi e 10 giorni
- Agatino Maximilian Fiorenza: 7 anni e 8 mesi
- Gaetano Coppola: 8 anni e 8 mesi, con 32.000 euro di multa
- Salvatore Centonze: 4 anni e 13.350 euro di multa
- Domenico Cardinale: 5 anni e 14.000 euro di multa
- Filippo Milano: 10 anni e 20 giorni.
L’unica eccezione riguarda Giuseppe Trubia, la cui condanna a 10 anni e 8 mesi è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.
L’operazione antimafia nell’Ennese
L’operazione “Ultra” ha preso le mosse dalle indagini sul tentativo di Raffaele Bevilacqua di riorganizzare la cosca ennese mentre si trovava ai domiciliari per motivi di salute. Per Bevilacqua, morto nel maggio 2023 mentre era ricoverato all’ospedale San Paolo di Milano durante la detenzione al 41 bis, è stato dichiarato il non luogo a procedere.