Impresa a “disposizione” di Cosa Nostra: chi sono i due imprenditori arrestati nell’operazione Cerberus – NOMI, FOTO e DETTAGLI

Impresa a “disposizione” di Cosa Nostra: chi sono i due imprenditori arrestati nell’operazione Cerberus – NOMI, FOTO e DETTAGLI

ENNA – L’operazione antimafia messa a segno questa mattina dagli agenti della polizia di Stato di Enna ha portato all’arresto del presunto boss Carmelo Bruno e di due imprenditori, Giuseppe Di Venti e Antonio Giuseppe Falzone.

I due operano nel settore del calcestruzzo e, secondo le risultanze investigative, sin dalla fine degli anni ’90, hanno messo a disposizione di “Cosa Nostra” la loro attività imprenditoriale, inizialmente nell’ambito della famiglia di Enna facente capo a Gaetano Leonardo e, successivamente, hanno avuto quale referente diretto Carmelo Bruno e quindi i soggetti a quest’ultimo gerarchicamente sovraordinati, specificamente Salvatore Seminara.

I due indagati risultano essere in società sin dalla metà degli anni ’90 – sotto varie denominazioni commerciali per ultimo “Nuova Beton s.r.l.” – per la produzione di calcestruzzo e specificamente per la gestione di un impianto sito a Enna in contrada Baronessa. Infatti, dalle più recenti acquisizioni probatorie risulta che i due indagati hanno avuto l’appoggio dell’organizzazione mafiosa ennese, organizzata e diretta da Seminara, per assicurarsi le forniture nel settore nell’ambito territoriale prossimo alla città di Enna, ferma restando l’esigenza di adeguarsi alle direttive mafiose, ripartendo, o se necessario lasciando ad altre imprese, una parte dei lavori a seconda dell’area territoriale interessata.

L’origine dal rapporto sinallagmatico tra gli imprenditori Antonio Giuseppe Falzone e Giuseppe Di Venti e “Cosa Nostra” è stato ricostruito grazie all’apporto di numerosi collaboratori di giustizia di acclarata attendibilità.

Secondo quanto dichiarato da un collaboratore, l’impresa Falzone & Di Venti fu costituita con l’appoggio economico della famiglia di Enna, specificatamente con l’aiuto economico di Antonino Timpanaro, uomo di fiducia di Gaetano Leonardo. Inizialmente l’attività fu sottoposta al regolare pagamento del pizzo da parte di Mililli e Minacapilli che riscuotevano per conto di tutte le famiglie. Tuttavia con l’intercessione di alcuni uomini d’onore, a un certo punto l’impresa venne esentata dal pagamento delle estorsioni. Intorno alla prima metà del 2000, la ditta di un imprenditore venne fatta oggetto di “attenzioni” in occasione di un lavoro che stava effettuando a Grottacalda, tra i comuni di Piazza Armerina e Valguarnera Caropepe. In tale occasione Di Venti intervenne da Giovanni Monachino, già allora uno degli uomini di maggior prestigio mafioso in provincia di Enna, ottenendo che la ditta in argomento non venisse più disturbata; tuttavia Di Venti aveva lasciato intendere all’imprenditore che alla fine dei lavori avrebbe dovuto lasciare un piccolo “regalo” a Pietraperzia, in particolare precisava che lo avrebbe potuto fare in occasione dell’incontro con Monachino per corrispondergli quanto dovuto relativamente ai lavori svolti da Di Venti a Enna Bassa, nell’edificio adibito poi a sede della Polizia Stradale e di una parte degli uffici della questura. Negli anni successivi al 2000 Di Venti dovette rapportarsi anche con Domenico Calcagno.

Un altro collaboratore ha raccontato che l’imprenditore Giuseppe Di Venti, negli anni ’90, pagava la somma di duemila lire a Gaetano Leonardo per ogni metro cubo di calcestruzzo prodotto e che lo stesso imprenditore si rivolgeva a Leonardo per avere assegnate delle forniture. Di contro la “famiglia” di Enna si preoccupava di ripartire loro le forniture, indirizzandone sistematicamente l’attività e assicurando loro, nel contempo, la possibilità di ottenere forniture e lavori al di fuori delle logiche meramente commerciali, in cambio di un sostegno economico.
Ancora dalle varie collaborazioni, emergeva che Salvatore Cutrona, longa manus del noto boss Salvatore Seminara, nel territorio ennese tra il 2013 e il 2015, ammoniva gli altri imprenditori a non effettuare forniture di calcestruzzo in territorio di Enna, essendo tale area riservata alla ditta Di Venti & Falzone.

Gli ulteriori riscontri degli investigatori hanno confermato che anche nel territorio di Calascibetta dove svolgeva le funzioni di rappresentante della “famiglia” l’arrestato Carmelo Bruno, “Cosa Nostra” assicurava l’egemonia economica della ditta Di Venti & Falzone; tanto più che anche quel territorio, così come quello del comune di Enna, negli anni tra l’agosto 2013 e l’aprile 2016, è stato sottoposto alla supervisione del boss Salvatore Seminara.

I tre soggetti destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere sono stati catturati attraverso un’articolata operazione di polizia giudiziaria che ha impiegato decine di poliziotti della questura di Enna, fra i quali, oltre agli investigatori della squadra mobile e del commissariato di Leonforte, anche gli agenti delle volanti dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico e gli uomini e le donne della polizia scientifica.

Nel corso della perquisizione è stata trovata e sequestrata un’ingente somma di denaro in contanti, ammontante a diverse decine di migliaia di euro, nonché decine di assegni di rilevante importo, a carico di uno degli imprenditori, e inoltre sono state ritirate amministrativamente diverse armi da sparo e munizioni.

Gli arrestati, dopo gli adempimenti di rito, sono stati collocati in diverse carceri dell’isola come disposto dall’autorità giudiziaria procedente, la Procura della Repubblica Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Caltanissetta, che ha coordinato brillantemente le indagini.