ENNA – Anche nella provincia di Enna l’Arma dei carabinieri ha attivato le sue componenti territoriali e speciali per il contrasto ai reati di truffa e indebita percezione del Reddito di Cittadinanza nei confronti dell’INPS, che eroga materialmente le somme di denaro pubblico ai beneficiari del sussidio.
Coordinati dalla Procura della Repubblica di Enna, guidata dal Procuratore Massimo Francesco Palmeri, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale carabinieri di Enna, della Sezione Operativa della Compagnia carabinieri di Nicosia e del Nucleo carabinieri Ispettorato del Lavoro di Enna, hanno denunciato quindici persone per truffa e indebita percezione del Reddito di Cittadinanza. L’attività di controllo, mirata ad individuare coloro che – pur in assenza dei previsti requisiti di legge – hanno illecitamente prodotto istanze in loro favore proseguirà successivamente al fine di scoprire altri illeciti percettori.
La normativa in materia prevede infatti che i richiedenti, al momento della presentazione della documentazione a sostegno dell’istanza, sono obbligati a comunicare l’eventuale presenza di cause impeditive o, dopo l’erogazione del sussidio, sopraggiunte cause ostative. Tra i motivi contrastanti la condanna in via definitiva per associazione mafiosa e la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Le indagini avviate dai militari fin dal mese di marzo di quest’anno hanno consentito di denunciare dieci cittadine extracomunitarie, ospiti di un centro di accoglienza in provincia di Enna, che hanno ottenuto il Reddito di Cittadinanza fin dal mese di dicembre 2020, dichiarando falsamente all’INPS, nella domanda per ottenere il beneficio, di risiedere in Italia da almeno dieci anni, requisito primario per uno straniero per poter richiedere ed ottenere il beneficio.
Altre cinque persone, di cui quattro donne e un uomo, sono state denunciate in quanto hanno ottenuto il beneficio omettendo di comunicare che nel proprio nucleo familiare c’era anche un congiunto condannato definitivamente per associazione mafiosa, che per legge come detto impedisce di usufruire del Reddito di Cittadinanza.
Le indagini hanno permesso di accertare che in un caso un condannato ha richiesto per se stesso il sussidio economico e negli altri sono stati i familiari a richiederlo, senza pero menzionare le condanne per il reato di associazione mafiosa nelle varie domande presentate all’INPS, anche per più periodi. Dalle indagini è emerso che l’importo complessivo finora riscosso indebitamente è di oltre 26.000 euro e si è proceduto, su disposizione della Procura della Repubblica di Enna, al sequestro delle carte di Reddito di Cittadinanza in possesso delle dieci cittadine straniere, e per tutti i denunciati si è provveduto ad attivare l’INPS per la revoca retroattiva del beneficio e il recupero delle somme indebitamente erogate.
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