Cani “trovatelli” avranno finalmente una casa: nasce il primo ambulatorio per randagi in Sicilia

Cani “trovatelli” avranno finalmente una casa: nasce il primo ambulatorio per randagi in Sicilia

ENNA – Nessuno di noi può dire di non aver mai visto in giro un cane randagio abbandonato per strada. Niente collare, occhi smarriti, paura e, nei casi peggiori, anche qualche ferita e segni di denutrizione.

Il fenomeno del randagismo rappresenta uno dei problemi più noti in tutta la nazione. Decine di campagne di sensibilizzazione e di appelli degli animalisti hanno decisamente incrementato l’interesse della popolazione e dei media a riguardo, ma la questione si può dire tutt’altro che risolta.

In Sicilia, in particolare, il randagismo rappresenta un disagio molto grave, che incide molto sul territorio. Lo hanno confermato la dichiarazione dello status di emergenza nel mese di febbraio e le denunce delle associazioni animaliste.

È stato soprattutto dopo le stragi di cani avvenute a Sciacca, a Raffadali, a Biancavilla e a Patti che si è compresa la gravità della situazione. L’atrocità di questi episodi (e dei continui casi di minaccia contro i randagi e i volontari, come quello di Partinico di pochi giorni fa) ha scosso profondamente l’opinione pubblica. L’esasperazione generale ha spinto le autorità comunali e regionali a ricercare soluzioni per proteggere gli animali e garantire loro cure e sostegno.

Un primo grande passo è arrivato pochi giorni fa, il 28 giugno, quando è stata annunciata ufficialmente l’apertura del primo ambulatorio per randagi a Enna.

Secondo quanto dichiarato dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, si tratterebbe di un progetto pilota, che dovrebbe essere riprodotto a breve in tutte le province siciliane.

“Dopo lo stanziamento di due milioni di euro per la sterilizzazione dei randagi, la Regione punta alla creazione di una Consulta – un organo che possa affrontare le problematiche rapidamente e con competenza – ma anche di un Corpo regionale di guardie zoofile, che alleggerisca il ruolo delle associazioni, che già tanto fanno sul territorio”, afferma Musumeci in un post su Facebook.

Il progetto dell’ambulatorio è nato dopo una riunione del presidente della Regione con i volontari e i rappresentanti delle associazioni animaliste dell’isola, l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, e il dirigente generale del dipartimento regionale delle Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico, Maria Letizia Di Liberti.

Durante il convegno, al centro del dibattito sono finite alcune delle problematiche più “spinose” sulla “questione randagismo”: tra queste, la necessità di censire le aree rurali, l’esigenza di maggiore vigilanza da parte delle istituzioni e l’urgenza di ideare nuovi piani per la gestione degli animali nelle strutture pubbliche e private.

A livello regionale, continuano le campagne di sensibilizzazione contro l’abbandono dei cani in estate, ma fortunatamente sembra che non manchino progetti più a lungo termine.

Una delle associazioni che ha incontrato il presidente Musumeci lo scorso febbraio, LAV Sicilia, da sempre in prima fila per i diritti degli animali, ha stilato un programma per limitare i disagi legati al randagismo in Sicilia. Tra le iniziative proposte, vi sono:

  • il censimento e il monitoraggio della popolazione canina;
  • maggiori controlli sulla registrazione obbligatoria all’anagrafe degli animali d’affezione;
  • l’istituzione di un fondo straordinario per il randagismo, che funzioni anche a livello locale;
  • campagna di sterilizzazione;
  • iniziative per l’informazione e la sensibilizzazione al problema a favore dei i cittadini;
  • ispezioni più frequenti nei canili pubblici e privati;
  • campagne di adozione dei randagi;
  • monitoraggio costante delle azioni amministrative delle Asp (Aziende Sanitarie Provinciali) e delle amministrazioni comunali.

L’ambulatorio è stato già un grande passo per risolvere un problema che colpisce molti e la speranza dei siciliani è quella di vedere la situazione migliorare di giorno in giorno.

Immagine di repertorio