Doppio femminicidio nel Catanese, resta in carcere il presunto complice del killer

Doppio femminicidio nel Catanese, resta in carcere il presunto complice del killer

RIPOSTO – È stato convalidato il fermo per Luciano Valvo, di 55 anni, ritenuto complice nell’ambito di uno dei due omicidi avvenuti a Riposto (Catania) lo scorso 11 febbraio.

A stabilire la sua permanenza in carcere è stato il G.I.P. di Catania, Luca Lorenzetti. È per questo che il legale di Valvo, l’avvocato Enzo Iofrida, ha annunciato ricorso al Tribunale del riesame.

Il presunto complice, che intanto continua a dichiararsi innocente, avrebbe accompagnato sul luogo di uno dei due omicidi – a bordo una Volkswagen Golf nera – Salvatore La Motta, ritenuto il responsabile dei due delitti. Dopo aver ucciso le due donne e aver manifestato davanti alla Caserma la sua intenzione di costituirsi si è suicidato.

Il 55enne avrebbe quindi ricoperto un ruolo nell’omicidio di Melina Marino, uccisa sul lungomare. Non avrebbe invece preso parte al secondo delitto, quello di Santa Castorina, morta con due colpi di pistola al volto, in via Roma.

Chi era Salvatore La Manna

Ritenuto l’autore dei due delitti, Salvatore La Motta, detto “Turi“, è un ergastolano in semilibertà che proprio in questi giorni stava usufruendo di una licenza premio di una settimana. Il detenuto sarebbe dovuto rientrare proprio il giorno dei due omicidi nel carcere di Augusta dove stava scontando la pena: era stato condannato per associazione mafiosa e per un omicidio commesso prima del 2000. In base a quanto emerso, era detenuto in regime di semilibertà: di giorno lavorava e la sera ritornava in carcere. Era anche fratello di Benedetto La Motta, conosciuto come Benito o Bafforeferente del clan Santapaola-Ercolano del gruppo di Ripostoarrestato nel luglio 2020 poiché ritenuto il mandante dell’omicidio di Dario Chiapponeer il clan Santapaola-Ercolano.

Il suicidio davanti alla Caserma

Il presunto killer – ha dichiarato il Comandante del reparto operativo dei carabinieri del comando provinciale di Catania – si è presentato in Caserma dicendo di volersi consegnare. Era armato di pistola. I militari hanno cercato di tenerlo sotto tiro, ma lui si è puntato il revolver alla testa e si è ucciso. Sono in corso le indagini per comprendere le motivazioni che si celano dietro i gesti dell’uomo per cercare di capire le dinamiche che lo legavano alle due donne“, ha concluso.

Il commento del sindaco Enzo Caragliano

Sono sconvolto per quanto è accaduto. Lo è l’intera comunità, che nulla ha a che fare con l’immagine violenta che in queste ore viene trasmessa sui media. Non conoscevo né le vittime né il presunto omicida. Purtroppo, ancora una volta, vengono colpite delle donne; ancora una volta si assiste a un atto di forza contro le donne. Aspettiamo che sulla vicenda sia fatta chiarezza e che gli investigatori ricostruiscano l’esatta dinamica di quanto accadutoNessun atto di violenza può essere giustificato, nessuna motivazione è mai accettabile. Forse si può pensare al gesto di un folle, perché solo la pura follia può esserci dietro a una simile violenza. Sono vicino alle famiglie delle vittime, esprimo loro cordoglio a nome dell’intera collettività“.

Il primo omicidio

Diversi colpi di pistola all’interno di una Sukuzi Ignis, in sosta al lungomare Pantano, nei pressi del Porto Turistico: così sarebbe morta Carmelina Marino, 48 anni.

In un primo momento si era pensato che la donna fosse rimasta vittima di un malore, successivamente – le tracce di sangue – hanno rivelato altro.

Carmelina pare avesse una relazione con La Motta, forse extraconiugale.

Il secondo delitto

Poco dopo un’ora, in via Roma, è stata ferita gravemente – colpita sempre da un’arma da fuoco -, un’altra donna, Santa Castorina di 50 anni. Il personale del 118 ha tentato di rianimarla senza successo, la vittima è deceduta a causa delle gravi ferite riportate.

La 50enne sarebbe stata colpita appena scesa da una Fiat Panda, su cui a bordo è rimasto un cagnolino. Santina si sarebbe accasciata al marciapiede, dove è stata ritrovata agonizzante e in una pozza di sangue.

Pare che le due donne fossero legate da vincoli di parentela, ma non è ancora chiaro il perché La Motta abbia deciso di uccidere anche quest’ultima.