Divario socio-economico e culturale tra Nord e Sud: possibile nuova “questione meridionale”

Divario socio-economico e culturale tra Nord e Sud: possibile nuova “questione meridionale”

ITALIA – Molto spesso nel nostro Paese si parla della tematica sulla “questione meridionale”, espressione nata intorno ai primi anni dell’unità d’Italia, quindi, dal 1891 in poi.

La tematica in questione tratta quello che è il Mezzogiorno d’Italia, quindi il Sud della nostra penisola come un territorio arretrato dal punto di vista di sviluppo economico e relazioni sociali, dove si è dato vita a uno dei più deboli svolgimenti di molti e importanti aspetti della vita civile, rispetto alle regioni dell’Italia del Nord sempre più avanti e lavoratrice, più “veloce”.

L’episodio attuale dopo Cosenza-Vicenza

A farci tornare in mente uno dei problemi che fa più discutere il Bel Paese è stata di recente la vicenda che ha reso protagonista una collega giornalista, Sara Pinna, presentatrice di un noto programma calcistico della Tv vicentina. Il Vicenza agli spareggi di Serie B contro il Cosenza, formazione calabrese, ha pagato con la retrocessione in terza serie.

La giornalista, dopo le parole di un piccolo tifoso rossoblu, al grido “Lupi si nasce! “, si sarebbe sbilanciata con una frase poco gradita alla comunità calabrese e cosentina, rispondendo al bambino: “Ma gatti si diventa, tanto verrete tutti in pianura a cercare lavoro“. La replica è stata immediata anche sui social, che oltre i vari commenti dei “leoni da tastiera”, ha scatenato la rabbia, ma contenuta, del papà del piccolo tifoso definendola “un’ignorante“.

La frase comunque fa ancora riflettere la nostra comunità italiana e del Sud. Siamo davvero ridotti così? Il meridione è davvero una terra senza certezze per piantare le basi e trovare un posto senza la necessità di “migrare”? Ancora oggi nel 2022 per molti meridionali giovani e non solo, andare al Nord per cercare fortuna è l’unica soluzione e sono diverse le possibili motivazioni.

I 3 punti della problematica attuale

  1. Uno dei primi tratta senza dubbi la scarsa qualità della vita che in diversi sondaggi ha visto le città del Mezzogiorno tra gli ultimi gradini a livello nazionale, esempio città siciliane come Catania e Palermo – i due maggiori centri dell’Isola -, visti come dei luoghi peggiori in cui vivere in Italia. A questo si lega anche il problema della dispersione scolastica detta anche del “capitale umano” dove l’esigenza d’istruzione non viene soddisfatta, e questo può aprire anche strade verso gli ambienti della “malavita” con condizioni e realtà di vita inimmaginabili; molti ragazzini non vanno a scuola o non completano gli studi.
  2. Un mercato del lavoro che sfrutta e troppo “esigente”. È uno dei più gravi problemi per i giovani lavoratori che vogliono entrare nel settore, infatti, parliamo anche di lavoro sottopagato e senza contratto o ancora meglio di “lavoro nero”. Da aggiungere anche l’arrivo nel 2015 del “JobsAct” che ha cambiato il mondo del lavoro eliminando il “posto fisso”. Quindi, il Sud ne ha molto risentito offrendo bassa stabilità per le occupazioni e di conseguenza aumento del “precariato”.
  3. Uno degli ultimi punti, legato parecchio al primo, è di stampo culturale. Infatti specialmente nel meridione si legge pochissimo, questo quanto riportato dall’Istat secondo un’indagine risalente al 2017; se a livello nazionale siamo al 60% di italiani che non leggono, il rimanente 28% sono i cosiddetti “lettori formati” che occupano il 33% circa della statistica.

L’allarme è grave. Non parliamo solo di semplici libri di lettura o romanzi ma soprattutto si parla di una mancata lettura di organi informativi, i quotidiani, che vengono letti pochissimo e di conseguenza si sfocia ad un’incapacità di informarsi su quello che accade in modo più approfondito.

Tutte queste “disfunzioni“, se così possiamo definirle, che presenta il meridione sarebbe importante che siano arginate al più presto, almeno per non etichettare ancora una volta il nostro Sud come un territorio di mancate speranze e da cui addirittura “fuggire”, anche perché a livello territoriale può dare ancora molto per quanto riguarda anche e soprattutto l’ambito turistico, però sono i suoi abitanti continuano a rimanere a “bocca asciutta”.

Foto di repertorio