CATANIA – Il terremoto di magnitudo 4.3 dello scorso 23 dicembre, con ipocentro a Motta Sant’Anastasia, ha provocato in alcune abitazioni del centro storico di Catania “Maggiori risentimenti rispetto ai valori riportati nella mappa elaborata a scala più ampia che si riferisce alle osservazioni delle stazioni di rilevamento più vicine ubicate a Paternò e a sud della città nella Piana di Catania“.
Questo è quanto emerge da un’analisi dell’Ingv attraverso le 20 stazioni della prima Rete sismica urbana d’Italia realizzata nel capoluogo etneo che permette di monitorare alcuni edifici di carattere storico-monumentale della città. La Rete, che costituisce l’Osservatorio sismico urbano (Osu) di Catania, è stata sviluppata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia nell’ambito del progetto Pon eWas “an Early Warning System for cultural heritage“.
Ha come obiettivo monitorare lo stato di salute delle strutture e delle infrastrutture cittadine, sperimentare un sistema automatico di allarme rapido on-site per i terremoti, valutare in tempi rapidi l’eventuale danno alle strutture attraverso la generazione automatica di mappe di scuotimento (shakemaps) e di arricchire gli studi sulla microzonazione sismica del territorio.
L’indicazione sul livello di scuotimento osservato, e quindi del potenziale impatto sugli edifici, rappresenta una informazione particolarmente utile alla Protezione Civile per il coordinamento e l’organizzazione delle squadre di soccorso nel caso di terremoti rilevanti.
Domenico Patanè, responsabile del progetto sottolinea che: “Il 23 dicembre scorso con il terremoto di Motta Sant’Anastasia di magnitudo 4.3 la rete dell’Osu-Ct ha permesso un’analisi del rischio sismico particolarmente dettagliata sulla risposta all’evento delle strutture del centro storico di Catania. Altre 20 stazioni sismiche – aggiunge il ricercatore dell’Ingv – saranno collocate nei primi mesi del 2022 e ottimizzeranno l’attuale copertura del centro storico, estendendosi oltre la cintura comunale di Catania. Saranno inseriti, infatti, altri siti pilota in analogia a quanto già fatto per il centro abitato del porto dell’isola di Vulcano e il centro storico di Ragusa sviluppando la rete Osu nei territori a maggior rischio sismico ma anche vulcanico della Sicilia“.
Fonte ANSA, foto di repertorio
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