Vox populi: l’importanza di un numero

Vox populi: l’importanza di un numero

CATANIA – I record nascono per essere battuti. Pertanto, felici sì di aver strappato il primato ai “cugini” rosanero, ma non deve essere questo l’unico, o il più importante, motivo d’orgoglio, sarebbe davvero troppo poco. C’è tutto uno spaccato sociale dietro quelle cinque cifre che meriterebbero ben altri commenti, ben altre attenzioni, quelle stesse che amministrazioni, sempre distratte, non hanno mai saputo mettere in essere non cogliendo esigenze e priorità di una comunità, da anni, senza veri, sicuri, irremovibili, tetragoni punti di riferimento. Ma anche d’identità negate, svilite, vilipese tra disoccupazione e bisogni primari centellinati, vite sospese tra il nulla e un tetro futuro in quartieri chiusi su sé stessi senza stabili agganci alla comunità in una endemica costruzione di un’alterità che racchiude valori distanti dalla società civile.

Non è un paradosso, ma la squadra di calcio, la nostra storia, anch’essa umiliata prima di questa rinascita, lo vogliate o meno, è e rimarrà sempre un efficace passe-partout per ridurre prima, e si spera inibire dopo, queste distanze sociali create da altri, da chi non ha mai avuto a cuore questa comunità.

Non è stata dunque solo una rincorsa per “beffeggiare”, come nostro – e loro – costume sportivo, lo storico avversario palermitano, ma un riscattarsi e riscattare ciò che non vogliamo più essere. Far capire, dunque, che è insito in noi il senso di appartenenza a una città tra le più belle al mondo, oggi è il calcio che ci permettere di dire ci siamo anche noi, ma in quel numero impensabile di abbonati, per una categoria come la seria D, si racchiude anche – o solo? – il desiderio che sia solo l’inizio della fine di ciò che non vorremmo più che accada, che si rinasca non più dalle ceneri ma da questi 10.620 tifosi appartenenti, almeno loro, a un’unica comunità sociale in primis.

Un’occasione rara, solitaria, irripetibile: stavolta dovremmo essere “Noi” più scaltri di loro.