CATANIA – Si tinge di cinque pennellate di rossazzurro d.o.c. il “Catania che sarà”, grazie alla cospicua presenza di nostri… “concittadini”.
Difatti, ben cinque, fino adesso, sono i giocatori “macca liotru” a disposizione di mister Ferraro: Simone Pino, Giulio Frisenna, Francesco Rapisarda, Marco Palermo (cognome ingannevole, quasi da scherzo) e Orazio Di Grazia, nuovi arrivi/ritorni pronti, ascoltando le loro, brevi, prime dichiarazioni, a dare un concreto contributo per edificare un sogno a lunga gittata.
Tutti catanesi, dunque, come a conferma di quel leitmotiv (legare la squadra al territorio) ascoltato/letto in maniera reiterata in questi giorni.
Un’affermazione che sta mutando, almeno sotto questo aspetto e ancor più dopo la scelta “popolare” del nuovo stemma, da ammiccante dichiarazione a concreta realtà, allontanando eventuali, insinuanti, “captatio benevolentiae” fino adesso inutili, per la nuova Società, come un maglione in questi afosi giorni d’agosto.
Inoltre, non dispiace per nulla l’ennesimo ritorno di Ciccio Lodi, a questo punto quasi catanese d’adozione con il suo invidiabile e invidiato bagaglio di esperienza, mentre Giuseppe Giovinco con un curriculum che parla per lui, e l’ardore dei vent’anni di Alessandro Russotto, saranno ulteriori, preziosi, rinforzi per una formazione ancora in pieno working progress.
Tutto perfetto? Non proprio. Dispiace non poco il non poter assistere, per questioni di sicurezza, agli allenamenti del nuovo che avanza, e forse era immaginabile, considerando l’accoglienza al Massimino per mister Pelligra con il tutto esaurito della tribuna A, che ottantasette posti sarebbe stati sufficienti solo per la stampa.
Scelta non proprio azzeccata che servirà da esperienza soprattutto per far comprendere alla nuova dirigenza, qualora ancora ce ne fosse bisogno, la giusta dimensione di una tifoseria che ha fame, tanta, troppa: e non certo di cibo.