CATANIA – I rossazzurri calano il pokerissimo. Si, ma di sconfitte.
Quella di Catanzaro è la quinta sconfitta consecutiva, che si aggiunge a quelle contro Melfi, Lecce, Paganese e Foggia. All’andata, in queste cinque partite, il Catania aveva conquistato 11 punti: al ritorno, non gliene torna nemmeno uno.
Al “Ceravolo” il risultato finale è a conoscenza di tutti e l’amarezza di non aver portato a casa almeno un pari è tanta. Il blocco mentale di questo Catania è l’avversario calcistico più grande che sia mai esistito nella gestione Lo Monaco: lo stesso ad rossazzurro, ad ItaSportPress, ha detto che sta proprio lì il problema della squadra, oltre alla mancanza d’autostima.
Mai però il suo Catania aveva perso cinque partite di fila, era sempre riuscito a risalire la china. In questo campionato sembra però non servire, al momento, in chiave play-off: grazie alla classifica lunga, i rossazzurri sono undicesimi e a -2 dal decimo posto. Qualora il Matera dovesse vincere la Coppa Italia Lega Pro, la numero 11 entrerebbe a far parte degli spareggi. I play-out sono invece a +7, ma è utopico pensare ad un possibile vortice al contrario che trascini il Catania nelle zone più basse della graduatoria.
Certo, marzo non ha portato nemmeno un punto e aprile non si è aperto nel migliore dei modi: il ritmo di Giovanni Pulvirenti è super negativo, quattro sconfitte in quattro partite. Lo Monaco però lo conferma, un po’ anche per principio e coerenza. Il Catania dovrà mettere tutti i suoi calciatori in discussione, nonostante manchi un trascinatore, un motivatore che dia alla squadra fiducia (ci prova Orazio Russo, ma al momento senza risultati). E le motivazioni sono diverse.
La difesa non è più la roccaforte del Catania, ma è adesso vulnerabilissima. Infatti, nelle ultime cinque partite, il Catania ha preso otto reti. Non si discute l’esperienza di alcuni, come Bergamelli, ma l’inesperienza di altri, come Parisi e Gil, ha influito molto. Poi il centrocampo, dove non c’è il celeberrimo “filtro” che unisce i reparti. Biagianti, Bucolo, Fornito e Scoppa (a prescindere di chi giochi) trovano difficoltà a giocare la palla in verticale e in orizzontale il possesso è troppo lento. Inoltre sono tante le imprecisioni nei passaggi. Ieri, a Catanzaro, la palla scorreva in verticale grazie alla verve agonistica di Russotto, che andava a prendersi la sfera e a portarla in avanti. Poi l’attacco, quello che doveva essere il fiore all’occhiello dei rossazzurri e che, al contrario, si sta mostrando un danno. Tra Pozzebon, Russotto, Mazzarani, Di Grazia, Tavares e Barisic di goal nelle ultime cinque ne sono stati fatti solo due. Uno da una mezz’ala (Mazzarani) e l’altro un’autorete, anche se in quell’occasione (a Pagani) fu Di Grazia a sbaragliare gli avversari e mettere in mezzo il pallone. La punta di peso, Demiro Pozzebon, sta deludendo le attese: le opportunità che gli capitano non vengono capitalizzate e, tra l’altro, non ha ancora fatto goal di piede. Un dato importante per chi fa il centravanti. Lo stesso per Tavares, con la differenza che gioca meno.
Spezziamo una lancia però a loro favore: le occasioni da goal sono nettamente diminuite per il Catania, perché il pallone in porta in cinque match é arrivato più o meno una decina di volte e non di più. E poi c’è anche chi gioca meno, come Barisic, escluso dopo la sconfitta di Melfi.
Che brutta storia, quella del Catania recente. Senza grinta, senza la voglia giusta, senza vittorie, senza goal. Troppi “senza”, nessun “con”.
Mercoledì al “Massimino” si sfideranno Catania e Virtus Francavilla, anche la squadra di Calabro è in crisi ma non come i rossazzurri. Ne potremmo vedere delle belle. O delle brutte.
Numeri di un Catania da retrocessione ma con una speranza play-off
CATANIA – I rossazzurri calano il pokerissimo. Si, ma di sconfitte.
Quella di Catanzaro è la quinta sconfitta consecutiva, che si aggiunge a quelle contro Melfi, Lecce, Paganese e Foggia. All’andata, in queste cinque partite, il Catania aveva conquistato 11 punti: al ritorno, non gliene torna nemmeno uno.
Al “Ceravolo” il risultato finale è a conoscenza di tutti e l’amarezza di non aver portato a casa almeno un pari è tanta. Il blocco mentale di questo Catania è l’avversario calcistico più grande che sia mai esistito nella gestione Lo Monaco: lo stesso ad rossazzurro, ad ItaSportPress, ha detto che sta proprio lì il problema della squadra, oltre alla mancanza d’autostima.
Mai però il suo Catania aveva perso cinque partite di fila, era sempre riuscito a risalire la china. In questo campionato sembra però non servire, al momento, in chiave play-off: grazie alla classifica lunga, i rossazzurri sono undicesimi e a -2 dal decimo posto. Qualora il Matera dovesse vincere la Coppa Italia Lega Pro, la numero 11 entrerebbe a far parte degli spareggi. I play-out sono invece a +7, ma è utopico pensare ad un possibile vortice al contrario che trascini il Catania nelle zone più basse della graduatoria.
Certo, marzo non ha portato nemmeno un punto e aprile non si è aperto nel migliore dei modi: il ritmo di Giovanni Pulvirenti è super negativo, quattro sconfitte in quattro partite. Lo Monaco però lo conferma, un po’ anche per principio e coerenza. Il Catania dovrà mettere tutti i suoi calciatori in discussione, nonostante manchi un trascinatore, un motivatore che dia alla squadra fiducia (ci prova Orazio Russo, ma al momento senza risultati). E le motivazioni sono diverse.
La difesa non è più la roccaforte del Catania, ma è adesso vulnerabilissima. Infatti, nelle ultime cinque partite, il Catania ha preso otto reti. Non si discute l’esperienza di alcuni, come Bergamelli, ma l’inesperienza di altri, come Parisi e Gil, ha influito molto. Poi il centrocampo, dove non c’è il celeberrimo “filtro” che unisce i reparti. Biagianti, Bucolo, Fornito e Scoppa (a prescindere di chi giochi) trovano difficoltà a giocare la palla in verticale e in orizzontale il possesso è troppo lento. Inoltre sono tante le imprecisioni nei passaggi. Ieri, a Catanzaro, la palla scorreva in verticale grazie alla verve agonistica di Russotto, che andava a prendersi la sfera e a portarla in avanti. Poi l’attacco, quello che doveva essere il fiore all’occhiello dei rossazzurri e che, al contrario, si sta mostrando un danno. Tra Pozzebon, Russotto, Mazzarani, Di Grazia, Tavares e Barisic di goal nelle ultime cinque ne sono stati fatti solo due. Uno da una mezz’ala (Mazzarani) e l’altro un’autorete, anche se in quell’occasione (a Pagani) fu Di Grazia a sbaragliare gli avversari e mettere in mezzo il pallone. La punta di peso, Demiro Pozzebon, sta deludendo le attese: le opportunità che gli capitano non vengono capitalizzate e, tra l’altro, non ha ancora fatto goal di piede. Un dato importante per chi fa il centravanti. Lo stesso per Tavares, con la differenza che gioca meno.
Spezziamo una lancia però a loro favore: le occasioni da goal sono nettamente diminuite per il Catania, perché il pallone in porta in cinque match é arrivato più o meno una decina di volte e non di più. E poi c’è anche chi gioca meno, come Barisic, escluso dopo la sconfitta di Melfi.
Che brutta storia, quella del Catania recente. Senza grinta, senza la voglia giusta, senza vittorie, senza goal. Troppi “senza”, nessun “con”.
Mercoledì al “Massimino” si sfideranno Catania e Virtus Francavilla, anche la squadra di Calabro è in crisi ma non come i rossazzurri. Ne potremmo vedere delle belle. O delle brutte.