Il Calcio Catania compie 74 anni: gioie, sofferenze e aneddoti della matricola “immortale” 11700

Il Calcio Catania compie 74 anni: gioie, sofferenze e aneddoti della matricola “immortale” 11700

CATANIA –Rosso fuoco dell’Etna e l’azzurro del mare“, con queste parole lo statuto fondativo del Calcio Catania identifica i colori sociali del club etneo, fondato la sera del 24 settembre 1946. La nascita del “Club Calcio Catania” nei locali di via Costarelli 8, a pochi passi dalla centralissima via Etnea, rappresenta un evento per una città martoriata dalla Seconda Guerra Mondiale e dai terribili bombardamenti anglo-americani di tre anni addietro.

Una nuova vita, per la “sempre rifiorente”, come verrà successivamente ribattezzata dallo storico Santi Correnti, che intende riprendere il discorso calcistico precedentemente interrotto per dare luci a nuovi fasti, ancor più illuminati.

Ed è così al giovane Gianni Naso, giovane presidente provinciale del Coni, tocca apporre la propria firma sul documento che sancisce l’avvento del nuovo sodalizio calcistico catanese, forgiato dalla fusione di più realtà come l’Unione Sportiva Catanese Elefante e la Virtus Catania. È in quei momenti che si dà forma alla storica matricola federale 11700, quest’ultima riconosciuta ancor oggi dai tifosi rossazzurri come simbolo di appartenenza a una medesima comunità sportiva.

La prima promozione in Serie A, l’illecito e il ritorno in massima serie

Ammesso al Girone C della Lega Interregionale Sud di Serie C, il “nuovo” Catania conquista dopo un paio di stagioni la promozione in Serie B complice la squalifica dell’Avellino. Nel loro primo campionato di cadetteria, il 1949/50, gli etnei concludono la stagione con un dignitoso 12esimo posto.

I tornei successivi vedono però la squadra dell’elefante protagonista di una crescita graduale che si sublima nella prima promozione in Serie A nel 1954, ottenuta grazie al contributo di elementi di qualità come Guido Klein, l’ex campione d’Italia Karl Aage Hansen e il promettente Antonio Seveso che vanno ad affiancare compagni del calibro di Enzo Bearzot, futuro tecnico dell’Italia Campione del Mondo 1982. In massima serie la squadra si salva agevolmente, ma una condanna per illecito sportivo da parte della Lega Nazionale Professionisti sancisce la retrocessione d’ufficio degli etnei in B.

Le successive stagioni saranno contraddistinte da alti e bassi, fino al definitivo riscatto del sodalizio rossazzurro coincidente con la seconda storica promozione in Serie A nella stagione 1959/60 con lo storico tecnico etneo Carmelo Di Bella in panchina. Sarà un’annata felice quella che precede l’età del famoso “boom economico”, poiché i rossazzurri conquistano anche la Coppa delle Alpi in rappresentanza dell’Italia, sconfiggendo i tedeschi del Friburgo tra andata e ritorno con i risultati di 2-0 e 7-2. Proprio in quest’anno viene realizzato il famoso inno “Forza Catania!!!” di Alberti, Sanfilippo e Gangemi.

Il Catania d’oro degli anni ’60 e la fama di “ammazzagrandi”

È in questo decennio che il Catania, ancora sotto la guida di Di Bella, inizia a far parlare di sé in particolar modo per la particolare fama di “ammazzagrandi“. Nel ribollente catino del Cibali, infatti, cadono una per una tutte le più forti compagni della Serie A. Si passa dal Milan di Maldini, Trapattoni, Altafini e Liedholm battuto per 4-3 allo storico 2-0 ai danni dell’Inter del “mago” Helenio Herrera che nell’assolato pomeriggio del “Clamoroso al Cibali” del 4 giugno 1960 cadrà sotto le reti di Castellazzi e Calvanese, abbandonando definitivamente i sogni scudetto.

Nel 1961/1962 Szymaniak e Ferrigno regoleranno la Juventus con lo stesso risultato, mentre nella stagione 1962/63 a inchinarsi saranno ancora le milanesi per 1-0. Nel 1963/64 la Vecchia Signora perderà ancora per 2-0, mentre nel 1964/65 il risultato finale parlerà di un 3-1 per i rossazzurri.

Sarà l’Inter campione d’Europa e del mondo, nel girone d’andata nel 1965/66, l’ultima delle tre grandi italiane a perdere nell’impianto etneo con il tabellino di 1-0 prima di assistere al ritorno degli etnei in Serie B. Sono ben sei, complessivamente, gli anni di permanenza nella massima categoria calcistica italiana, durante i quali conclude per tre volte in ottava posizione e annoverando tra le proprie fila giocatori di alto livello. Nomi come quelli di Vavassori, Cinesinho, Danova, Prenna, oltre ai già citati Calvanese e Szymaniak, sono ancora ben impressi nella mente dei tifosi di lungo corso.

Inizia l’era del “Cavaliere” Angelo Massimino

In cadetteria i rossazzurri cambiano denominazione e proprietario: la società adesso si chiama “Calcio Catania” e al timone al posto di Ignazio Marcoccio c’è Angelo Massimino, imprenditore catanese impegnato nel campo dell’edilizia. Il Catania di colui che ben presto diverrà per i tifosi etnei “U Cavaleri“, spiccherà immediatamente il volo conquistando la terza promozione in A della sua storia.

Tuttavia, l’esperienza in massima serie stavolta si rivelerà un calvario con la formazione rossazzurra rispedita in cadetteria nel giro di un anno. Gli anni ’70 saranno contraddistinti da una spola tra Serie B e Serie C, con le brillanti prestazioni della massima serie che sembrano essere ormai soltanto un lontano ricordo.

Dagli indimenticabili spareggi di Roma all’oblio della Serie C

Qualcosa nella storia rossazzurra sembra poter finalmente cambiare. Dopo due modeste stagioni trascorse in B, Massimino allestisce un team capace di tener testa a Lazio e Milan, precedentemente retrocesse in cadetteria a seguito dello scandalo Totonero. I rossazzurri, che tra le proprie fila annoverano gente come Claudio Ranieri, Aldo Cantarutti e Roberto Sorrentino, concludono la stagione al terzo posto proprio alle spalle delle due concorrenti.

Agli spareggi promozione disputati all’Olimpico di Roma gli etnei liquidano Como e Cremonese e conquistano la meritata promozione in Serie A. Purtroppo, anche questa esperienza in massima serie targata Massimino si rivelerà ancora una volta un flop clamoroso, con gli etnei che faranno mestamente ritorno in B prima di ridiscendere nuovamente negli “inferi” della C sul finire degli anni ’80.

La ripartenza dai campi polverosi, la scomparsa di Massimino e la staffetta Gaucci/Pulvirenti

A cavallo degli anni ’90 le lancette della storia rossazzurra sembrano potersi fermare. È il 1993 quando i rossazzurri vengono esclusi dal campionato di Serie C per il pagamento in ritardo di una fideiussione e sono costretti a ripartire dai campi dell’Eccellenza siciliana. Dall’anno successivo, gli etnei intraprendono una graduale ma poderosa scalata verso il professionismo.

Durante questo percorso, si registra la grave perdita del “Presidentissimo” Massimino, che scompare in un incidente stradale lungo l’autostrada Palermo-Catania. Nella stagione 1998/99 il club rossazzurro conquista una desiderata promozione in Serie C1. Gli anni 2000, sotto la gestione Gaucci, si aprono con la seguente promozione in Serie B dopo ben 15 anni di assenza.

Nel 2004 la famiglia Gaucci cede la società rossazzurra all’imprenditore Antonino Pulvirenti. Sotto la supervisione dell’amministratore delegato Pietro Lo Monaco, nel giro di due stagioni viene allestita una vera e propria corazzata in grado di battersi per la promozione in Serie A: Pantanelli, Baiocco, Spinesi e Mascara sono soltanto alcuni nomi dell’undici allenato dal marsalese Pasquale Marino che nel pomeriggio del 28 maggio 2006 festeggerà in un traboccante stadio Cibali, nel frattempo ribattezzato “Massimino”, il meritato salto di categoria.

L’epoca degli argentini e il “piccolo Barcellona”

Nel corso della sua permanenza in Serie A, durata otto stagioni, i rossazzurri si conquisteranno nuovamente l’appellativo di “ammazzagrandi” già sfoggiato negli anni ’60. Indimenticabile il trionfo in Coppa Italia sul Milan neo Campione del Mondo per 1-2 nel 2006/07, i successi a casa della Juventus e con l’Inter futura Campione d’Europa nella stagione 2009/2010 per 3-1 e la seconda vittoria sui nerazzurri nella stagione seguente per 2-1.

La squadra, composta da una solida base di elementi conoscitori della categoria, viene infoltita di talenti argentini come l’ex Barcellona Maxi Lopez, il futuro vice Campione del Mondo Mariano Andujar, le “scoperte” Alvarez, Izco, Gomez, Spolli, Castro, Barrientos e Silvestre, senza dimenticare lo sconfinato talento uruguaiano del “malaka” Martinez, l’esplosività del peruviano Vargas e le certezze Bergessio e Ricchiuti. Viene concepito anche “Torre del Grifo”, avveniristico centro polisportivo che diventa la nuova sede e luogo di allenamento del Calcio Catania.

Il Massimino in questi anni diventa il trampolino di lancio di numerosi giovani tecnici come l’attuale tecnico dell’Atletico, Diego Pablo Simeone, e i vari Montella, Mihajlovic e Maran. Per un paio di stagioni la compagine etnea riesce a sognare anche una prima storica qualificazione in Europa League e sui campi di tutta Italia i rossazzurri adesso vengono ribattezzati come “il piccolo Barcellona” per il gioco spumeggiante e imprevedibile simile a quello sfoggiato dai campionissimi catalani, cultori del famoso “tiki-taka” concepito dal loro tecnico Pep Guardiola.

La discesa in Serie C, il rischio fallimento e l’avvento della SIGI

Nel 2014, però, la gloria si arresta improvvisamente con i rossazzurri che retrocedono in Serie B per poi essere successivamente spediti in Serie C a seguito della vicenda “Treni del Gol“. Nella terza serie calcistica italiana gli etnei accarezzano a più riprese il sogno promozione, ma dai sogni si passa ben presto agli incubi quando a fine 2019 si fa sempre più concreta la prospettiva del fallimento e della cancellazione della storica matricola 11700 a causa delle note difficoltà societarie.

È il 23 luglio 2020 quando la SIGI, cordata di imprenditori locali, diventa la nuova proprietaria del Catania Calcio salvando, di fatto, ciò che sembrava smarrito per sempre prefigurandosi come un’ennesima rinascita del club siciliano. La storia rossazzurra, dunque, non si interrompe ma continua conservando gelosamente con sé tutti quei ricordi e quegli aneddoti che, dopo 74 anni, contribuiscono a rendere ancora i colori dell’Etna e del mare catanese non offuscati ma fulgidi e sfavillanti.

Immagine di repertorio