UCATANIA – Si è detto e scritto di tutto, e il suo perfetto contrario, sulla nuova società “F.C. Catania 1946” e sul suo patron Benedetto Mancini, società che ha rilevato il ramo sportivo d’azienda del Calcio Catania. Nessuno ce ne voglia, ma ancora più di un dubbio aleggia su una stabilità economica che possa garantire un degno futuro alla nostra squadra del cuore, o almeno nei termini promessi in conferenza stampa, e ribadito fino alla nausea nelle numerose interviste, dallo stesso imprenditore romano. Pertanto, ci siamo inerpicati alla ricerca di un parere autorevole di un uomo di sport come Fabio Pagliara, figura manageriale che conosce bene i meccanismi di una società sportiva, rossazzurra compresa, non fosse altro per averne fatto parte, anche se per pochi mesi, in un periodo di simile incertezza.
Tre domande per tre dubbi che se non serviranno, ovviamente, a dirimere del tutto la foschia che si è addensata intorno a questa acquisizione, almeno si spera possa darci una lettura diversa rispetto alle nostre riserve. Considerate queste premesse, diventa quasi scontata la prima domanda:
“Guarda, lo dico senza polemica, per adesso non mi può convincere nulla, intanto perché il tutto è cominciato da pochi giorni, inoltre, non avendo ascoltato con la dovuta attenzione le varie dichiarazioni, ancora non saprei cogliere, in questo momento, lo spunto vero di tutta la vicenda. Occorrerà da parte mia studiarne i contenuti per comprendere qual è il vero progetto, quale sarà la governance, quali sono concretamente le idee a supporto dello stesso. Di conseguenza, non mi sento di dire, oggi, quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi, in questo momento bisogna essere molto cauti perché gli impegni sono tanti e, mi ripeto, occorre capire bene, e con grande attenzione, i contenuti del progetto, ma non solo a parole. Difatti, lo stesso deve essere suffragato da un piano industriale e da una governance che lo porti avanti con fatti concreti. Attendiamo, quindi, che venga spiegato bene il tutto, dalla sostenibilità economica alle persone che lo porteranno avanti, dopo sarò in grado di potere esprimere un piccolo giudizio, più che altro per capire se il nostro amato Catania potrà vivere di un periodo tranquillo dove si possa parlare solo di calcio, e non del miracolo di una iscrizione che dovrebbe essere la prassi”.
“Onestamente mi piace il lavoro che sto facendo a Roma anche se ho sempre detto che Catania è Catania. Io amo la mia città e sarebbe un onore fare qualcosa di buona per lei nell’ambio sportivo, ma in questo momento non mi sentirei di accettare qualcosa che non capisco e non conosco cosa ci sia alle spalle. Solitamente sposo un progetto a cui credo, ma come già detto non sono certo dei contenuti e, giustamente, non mi è stato mai detto niente a riguardo perché ognuno ha la propria governance che lo porterà avanti. Oggi dobbiamo solo tifare Catania e vigilare sul fatto che ci sia una situazione seria, e io non credo che in questo momento della mia vita possa avere ruoli nel Calcio Catania”.
Indirettamente ribadito, avallandolo ancor più, il concetto già esposto nella prima risposta, passiamo alla terza, inevitabile, domanda:
“Lo sanno tutti che sono molto legato a Maurizio Pellegrino e credo che sia uno dei primi tifosi del Calcio Catania ed ha mostrato sempre un grande amore per i colori rossazzurri. In questa scelta, secondo me, ha dimostrato coerenza perché ha sempre detto che con la nuova proprietà si sarebbe dimesso per dare la possibilità di fare le proprie scelte liberamente, mi sembra che la sua sia una decisione gli fa onore, specialmente dopo aver mantenuto la promessa di portare la squadra alla salvezza. Quindi, non mi stupisce il suo gesto che rispecchiala il carattere e la serietà della persona, e mi auguro che ci siano tutte le condizioni, e le giuste garanzie, affinché lui rimanga e continui, in autonomia e serenità, a svolgere il lavoro che ha fatto fino adesso molto bene, sia dal punto di vista professionale, sia di attaccamento ai nostri colori”.
“Bella domanda e anche un’ottima idea che colgo come felice intuizione: fare diventare un giorno triste in un giorno di ricordo anche mediante un evento sportivo. Perché no? Creare un evento che dia la giusta dimensione di come lo sport sia la medicina dei sani, un meccanismo che fa stare bene le persone e che aiuta nel post pandemia, soprattutto quella psicologica che attanaglia tutti noi. Credo che sia davvero un bel suggerimento e una stimolante provocazione che il mondo dello sport potrebbe recepire e lavorarci su. Anzi, ti ruberò l’idea per cercare d’inventare qualcosa per l’anno prossimo”.
Diretto, schietto e concreto, è il marchio di fabbrica di Fabio Pagliara, nessun tentennamento nella sua voce come a testimonianza del classico: “dico ciò che penso”. Risposte che ci rimandano, ancora una volta, ai nostri leciti dubbi sul futuro della nuova proprietà a cui adesso bisogna dare solo tempo, augurandoci che concretizzi quanto promesso fino adesso, in primis per il bene di una tifoseria che meriterebbe ben altri contesti.
In foto Fabio Pagliara
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