CATANIA – Sarà stato anche l’effetto del numero perfetto, ma l’emozione, quella non artefatta, vera, che puoi leggerla nello sguardo sostenuto da ampi sorrisi, quasi “di pancia” come si dice in questi casi, era palpabile alla festa del Catania Beach Soccer per la conquista del suo terzo scudetto.
Catania Beach Soccer
Pertanto, dirigenti, operatori dell’informazione, amici del Presidente Bosco, si sono riuniti ieri sera, in un noto locale della Plaia di Catania, per festeggiare il doppio lieto evento considerando anche la conquista della settima (un record assoluto) Supercoppa Italiana.
Ambite mete in uno sport nato vent’anni fa quasi per “divertimento”, ma che nel tempo ha assunto connotazioni sempre più rilevanti e importanti.
Difatti, il Beach Soccer non è più, ma oramai da anni, solo un “tirare” quattro calci a un pallone sulla sabbia, e l’impegno profuso in questi due decenni, parimenti ai prestigiosi risultati acquisiti, sono a conferma e coronamento dei non pochi sacrifici di una società, come quella del Catania Beach Soccer, che davvero ha fatto della passione la sua fede e la sua principale linea guida.
Intervista al Presidente Bosco
E così che festa sia, e tra una scherzosa battuta e l’altra fioccano le domande dei colleghi per colmare le ultime curiosità di come si costruisce una vittoria così importante, e tra queste ci sono anche quelle di NewSicilia dove chiediamo al Presidente Bosco:
Quanto è difficile vincere uno scudetto per uno sport che non ha lo stesso seguito mediatico e di pubblico come il calcio?
“Ci tengo a precisare che lo sport è sempre uguale in tutte le sue sfaccettature, se parliamo di calcio, di pallanuoto, di calcio a cinque, di rugby, lo sport è univoco, ma bisogna avere organizzazione strutture, programmi, in sintesi: bisogna avere risorse. Naturalmente il calcio a undici è quello che in questo momento ha più visibilità perché è il gioco più amato al mondo, ma gli altri sport sono di uguale dignità. Diciamo che noi facciamo una sfaccettatura diversa del calcio, perché è vero che giochiamo sempre a calcio ma… giochiamo sulla sabbia e in ogni caso portare un trofeo e uno scudetto a Catania col Beach Soccer non è mai facile“.
Come si batte l’assuefazione alla vittoria?
“No, no, non c’è alcuna assuefazione perché c’è sempre una programmazione. Vedi è come se stessi gestendo un’azienda, tu ti prefissi degli obiettivi, li programmi, li sviluppi e li porti a termine, non cambia anche se parliamo di calcio, non devi tenere in conto la vittoria perché quella è già quella passata; quindi, tu pensi sempre a cercarne una nuova, programmi una nuova conquista che sarà il nostro prossimo obiettivo”.
Oltre i suoi familiari che sappiamo ha già dedicato questo terzo scudetto, a chi vorrebbe dedicare la vittoria? C’è una persona in particolare?
“Debbo dire a Francesco Di Paola, una persona che mi aiuta tanto sia moralmente, sia economicamente e che ci sprona sempre a vincere tutto!”.