CATANIA – 13.953: un numero spaventoso per la Serie C, terza serie del calcio professionistico italiano. Il Catania, ieri, era supportato da quasi 14mila tifosi: pubblico dalle grandi occasioni.
Tuttavia, il sostegno dei tifosi non è bastato: i rossazzurri sono stati bloccati sullo 0-0 al “Massimino” contro la Juve Stabia. Una sfida giocata con anima e corpo dagli etnei, che non sono riusciti a sfondare il muro stabiese.
Tante le critiche a fine partita alla squadra allenata da Cristiano Lucarelli: la Curva Nord, che per l’occasione aveva anche creato una suggestiva coreografia, ha rifiutato di applaudire i calciatori, così come la Curva Sud: nessun coro di incoraggiamento, nessuna comprensione.
Curva Nord (Foto: Mattia Carbone)
Eppure, il Catania ha fatto praticamente di tutto per vincere la gara: ha avuto le sue occasioni, come quella di Bogdan a metà della ripresa, o come quelle capitate sui piedi di Russotto a pochi minuti dal termine. Per concludere, l’ultimissimo tiro di Di Grazia al 95’, finito ampiamente fuori. La Juve Stabia si è difesa in maniera ordinata, compatta, senza lasciare spazio: a un certo momento della gara, le “Vespe” hanno difeso il pareggio. Ottenendolo.
Se Fabio Caserta, tecnico dei campani, ha dichiarato di poterla anche vincere, Cristiano Lucarelli sfocia in una spontanea risata quando sente parlare di una gara quasi perfetta della Juve Stabia. Due pareri diversi: forse uno troppo euforico, forse l’altro eccessivamente ironico.
La partita di ieri è possibile raccontarla in milioni di modi diversi, da ogni angolazione, a seconda di chi l’ha vista dal primo all’ultimo minuto: il risultato è comunque di 0-0. Questo risultato complica le cose: il Catania torna a -4 dal Lecce, con la possibilità soltanto di accorciare e di andare a -1 (Trapani permettendo).
Un’occasione che in molti vedono come persa, visto che i rossazzurri avevano la concreta possibilità di staccare i cugini granata di 3 punti e di mantenere lo svantaggio sul Lecce di sole due lunghezze.
Probabilmente, il pari maturato al “Massimino” è frutto non solo di una mancanza di concretezza (e non di impegno), o di una buona prestazione della retroguardia della Juve Stabia, ma anche della fantomatica pressione. Quella pressione che, molto spesso, gioca brutti scherzi: sommando la vittoria del Lecce alla sconfitta del Trapani e alle aspettative del pubblico etneo, non è facile per nessuno.
Vero è anche che gare di questo calibro, se non sbloccate subito, possono rivelarsi delle trappole. Così come poi si è dimostrato.
Cosa attende il Catania? Innanzitutto, la concentrazione per la prossima sfida sul neutro di Siracusa contro l’Akragas (già retrocesso). Poi bisognerà pensare al derby in casa contro il Trapani, a cui seguirà la calda trasferta di Matera e l’ostile finale di campionato contro il Rende.
Ciò che è certo è che la vetta, a volte, fa paura a chi ce l’ha davvero vicina. Magari succede che chi è a un passo, a primo impatto, soffra di vertigini e si tiri indietro: c’è ancora campo e gioco. C’è ancora tempo.
Catania, arrivare tanto in alto fa venire le vertigini. C’è ancora tempo
CATANIA – 13.953: un numero spaventoso per la Serie C, terza serie del calcio professionistico italiano. Il Catania, ieri, era supportato da quasi 14mila tifosi: pubblico dalle grandi occasioni.
Tuttavia, il sostegno dei tifosi non è bastato: i rossazzurri sono stati bloccati sullo 0-0 al “Massimino” contro la Juve Stabia. Una sfida giocata con anima e corpo dagli etnei, che non sono riusciti a sfondare il muro stabiese.
Tante le critiche a fine partita alla squadra allenata da Cristiano Lucarelli: la Curva Nord, che per l’occasione aveva anche creato una suggestiva coreografia, ha rifiutato di applaudire i calciatori, così come la Curva Sud: nessun coro di incoraggiamento, nessuna comprensione.
Curva Nord (Foto: Mattia Carbone)
Eppure, il Catania ha fatto praticamente di tutto per vincere la gara: ha avuto le sue occasioni, come quella di Bogdan a metà della ripresa, o come quelle capitate sui piedi di Russotto a pochi minuti dal termine. Per concludere, l’ultimissimo tiro di Di Grazia al 95’, finito ampiamente fuori. La Juve Stabia si è difesa in maniera ordinata, compatta, senza lasciare spazio: a un certo momento della gara, le “Vespe” hanno difeso il pareggio. Ottenendolo.
Se Fabio Caserta, tecnico dei campani, ha dichiarato di poterla anche vincere, Cristiano Lucarelli sfocia in una spontanea risata quando sente parlare di una gara quasi perfetta della Juve Stabia. Due pareri diversi: forse uno troppo euforico, forse l’altro eccessivamente ironico.
La partita di ieri è possibile raccontarla in milioni di modi diversi, da ogni angolazione, a seconda di chi l’ha vista dal primo all’ultimo minuto: il risultato è comunque di 0-0. Questo risultato complica le cose: il Catania torna a -4 dal Lecce, con la possibilità soltanto di accorciare e di andare a -1 (Trapani permettendo).
Un’occasione che in molti vedono come persa, visto che i rossazzurri avevano la concreta possibilità di staccare i cugini granata di 3 punti e di mantenere lo svantaggio sul Lecce di sole due lunghezze.
Probabilmente, il pari maturato al “Massimino” è frutto non solo di una mancanza di concretezza (e non di impegno), o di una buona prestazione della retroguardia della Juve Stabia, ma anche della fantomatica pressione. Quella pressione che, molto spesso, gioca brutti scherzi: sommando la vittoria del Lecce alla sconfitta del Trapani e alle aspettative del pubblico etneo, non è facile per nessuno.
Vero è anche che gare di questo calibro, se non sbloccate subito, possono rivelarsi delle trappole. Così come poi si è dimostrato.
Cosa attende il Catania? Innanzitutto, la concentrazione per la prossima sfida sul neutro di Siracusa contro l’Akragas (già retrocesso). Poi bisognerà pensare al derby in casa contro il Trapani, a cui seguirà la calda trasferta di Matera e l’ostile finale di campionato contro il Rende.
Ciò che è certo è che la vetta, a volte, fa paura a chi ce l’ha davvero vicina. Magari succede che chi è a un passo, a primo impatto, soffra di vertigini e si tiri indietro: c’è ancora campo e gioco. C’è ancora tempo.