Amarcord, quando il fattore “M” rossazzurro piegò l’Inter del Triplete

Amarcord, quando il fattore “M” rossazzurro piegò l’Inter del Triplete

CATANIA – 12 marzo 2010: quando il “Clamoroso al Cibali” diveniva realtà per la seconda volta. Il Catania, infatti, aprì le porte dello stadio Angelo Massimo ai campioni d’Italia di quell’Inter guidata da Josè Mourinho. Quella stessa compagine che divenne anche campione d’Europa e che riuscì nell’impresa del “Triplete”.

Una squadra senza rivali quell’anno, con campioni del calibro di Sneijder, Milito ed Eto’o. I rossazzurri, invece, puntavano tutto sulla duttilità di Jorge Martinez, la fantasia di Mascara e il prestigioso tassello d’attacco Maxi Lopez, ex Barcellona. Per la precisione, gli schieramenti vedevano:

Catania 4-3-3; Andujar; Alvarez, Silvestre, Terlizzi, Capuano; Izco, Biagianti, Ricchiuti; Martinez, Maxi Lopez, Mascara. All. Mihajlovic

Inter 4-3-1-2: Julio Cesar; Maicon, Materazzi, Lucio, Javier Zanetti; Mariga, Cambiasso, Stankovic; Sneijder; Eto’o, Milito. All. Mourinho

Una sfida ancora indelebile per molti, dove nel primo tempo non succede quasi nulla: squadre sulla difensiva e attente a studiare l’avversario. Catania e Inter che si affacciano timidamente nelle aree d’attacco avversarie senza osare troppo. Una gara troppo importante: gli etnei venivano da due risultati utili consecutivi (vittoria in casa contro il Bari e pareggio a Cagliari), mentre i nerazzurri volevano proseguire la loro striscia di risultati positivi che durava dal 5 dicembre 2009, quindi dalla 15ª giornata del girone d’andata (Juventus 2-1 Inter, ndr).

Nella ripresa, sono gli ospiti a trovare il guizzo giusto e passare in vantaggio: Sneijder lancia perfettamente per Eto’o che, sul filo del fuorigioco, serve Diego Milito. “El Principe” trafigge la porta di Andujar sull’assist dell’attaccante camerunense. Il minuto è il 53′: da quel momento, il Catania cambia totalmente e rischia quasi di subire il raddoppio che avrebbe tagliato le gambe ai rossazzurri.

Chiamatelo destino, fortuna, possibilità: negli ultimi 20 minuti il Catania fa tre gol, l’Inter esce inspiegabilmente dalla partita e tutti i tifosi rossazzurri ricorderanno l’entrata/uscita lampo di Sulley Muntari, che in un minuto prende due cartellini gialli e Valeri lo espelle. Ma questo accade quando già Maxi Lopez al 73′, su cross basso di Alvarez, gonfia la rete difesa da Julio Cesar: 1-1.

Torniamo a Muntari: commette fallo dopo 10 secondi dal suo ingresso, punizione Catania. Mascara batte, tocco di mano e calcio di rigore. La mano è sempre la sua, quella del ganese, che manda in tilt l’Inter. Mascara contro Julio Cesar: in quel momento sarà passato di tutto nella mente dell’attaccante, e chissà cosa lo porto ad avere quel coraggio da calciare con un pallonetto. Al 36′ della ripresa il suo “cucchiaio” stile Francesco Totti fece venire giù lo stadio. Magari ricordava quel gol al primo anno di A, nel 2006-07 a San Siro, quando Julio Cesar venne sorpreso da una parabola clamorosa dalla trequarti. Forse pensava a Mihajlovic che non gli aveva raccomandato altro che segnare.

L’Inter non c’è più e il Catania viaggia sulle ali dell’entusiasmo: quelle ali che indossa “El Malaka” Martinez, che sulla fascia sinistra si beve Lucio, e trafigge per la terza volta Julio Cesar, esultando con la sua solita danza sudamericana.

Fu la partita nel segno delle tre “M” che i tifosi rossazzurri non dimenticheranno mai, anno dopo anno. Una vittoria clamorosa, in una serata da tutto esaurito al Massimino, dove quegli undici ragazzi hanno dimostrato che la palla è rotonda e ogni partita ha una storia a sé, facendo valere la legge del calcio.

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Quel campionato lo vincerà l’Inter ma quella notte i nerazzurri si fermarono, sotto la Stella rossazzurra. 

Sandro Ciotti, il 4 giugno del 1961, urlava il famoso “Clamoroso al Cibali” quando il Catania batté l’Inter 2-0. La storia si ripeté: sulla panchina rossazzurra Sinisa Mihajlovic e su quella nerazzurra Baresi, in quanto Mourinho era squalificato.