CATANIA – Quattro donne dal carattere diverso, quattro anime sole e disperate in perenne lotta con sé stesse, che tra debolezze, accuse e illazioni mettono a nudo la propria anima sul palco della sala Chaplin nel thriller psicologico “La lunga attesa” di Fabrizio Romagnoli, diretto da un ispirato Nicola Costa per la terza stagione “La carrozza degli artisti” di Elisa Franco.
Una vera lotta alla sopravvivenza che tra scontri, giochi di potere e di dominio sull’altra trascinano lo spettatore in un turbinio di emozioni di un doloroso gioco al massacro, che annulla ogni barriera tra palco e platea facendo vivere ai tanti presenti i rimpianti e le sofferenze di un futuro inesistente delle quattro protagoniste interpretate magistralmente da un poker d’assi di straordinarie attrici: Elisa Franco,(Miki) Carmela Sanfilippo, (Flami) Alice Sgroi, (Eli), e Viviana Toscano, (Vale) che riescono tra momenti tragicomici, surreali e grotteschi, con estrema bravura, a far emergere il dramma psicologico di Miki, casalinga e moglie devota, Flami, segretaria e figlia modello, Eli, prostituta d’alto bordo di politici e industriali, e Vale, donna rude ma allo stesso tempo fragile dalla forte ambiguità sessuale che si nasconde dietro la maschera della ribellione e del complicato rapporto con la madre.
L’esistenza delle quattro amiche-nemiche raccontata davanti ad una partita a carte la cui posta in gioco è una vita vissuta sul rimpianto di quello che si è state, annullando ogni possibilità di cambiamento diverso da quello tracciato, dalle tante scelte sbagliate dettate dal susseguirsi degli eventi. Fingere fuggendo dalla propria realtà, graffiando e scivolando nella nuova quotidianità che si sono costruite con la consapevolezza di non poter cancellare un passato feroce e implacabile.
Nicola Costa, in una scena essenziale, realizzata da Arsinoe Delacroix, coadiuvato dall’assistenza alla regia di Rosa Lao, i costumi di Ariana Talio e la fonica di Letizia Contadino, riesce a mettere in scena diverse ed attuali storie facilmente rintracciabili nella quotidianità di una cronaca cruda e violenta che le quattro donne dall’apparente diversità ma dal comune epilogo finale si cuciono addosso, stimolando i presenti a seguire attentamente ogni dettaglio di uno spettacolo che non può fare a meno di coinvolgere, nell’affrontare una messa in scena non facile con acuta intelligenza sulla difficoltà di vivere.
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