CATANIA – Tra le attività che hanno inevitabilmente sofferto il periodo di lockdown rientra, ovviamente, quella teatrale.
Nel lunghissimo elenco di attività commerciali ed economiche bloccate a causa dell’emergenza spesso e volentieri le attività artistiche sono finite nel baratro del “benaltrismo”, come se all’interno delle attività teatrali, così come quelle concertistiche o nell’ambito delle iniziative culturali non esistesse lavoro, come se non ci fossero persone che vivono di teatro, musica, arte, come se non ci fossero progetti interrotti. La scarsa attenzione mediatica e politica verso questo delicato settore rischia di lasciare a loro stesse intere compagnie teatrali, organizzazioni che, all’indomani della chiusura serrata, dispongono di poche e fantasiose restrizioni da rispettare (le mascherine anche per gli attori sul palco, ad esempio) e con cui poter apparentemente ripartire.
La compagnia teatrale Ouroboros ha deciso di agire in senso contrario all’indifferenza. “Sfruttando i mezzi di comunicazione a nostra disposizione, abbiamo voluto tentare quello che sembrava impossibile: continuare la nostra attività teatrale e la preparazione del nostro prossimo musical ognuno dalla propria casa, guardandoci da una webcam. Così abbiamo continuato a cantare, ballare e recitare, ci siamo riuniti online per gestire la nostra associazione culturale, abbiamo immaginato punto per punto il nostro spettacolo continuando, con qualche ovvia variazione, le prove che non potevamo continuare di presenza. Questa decisione forse sembra assumere ancor più valore a Catania, la città in cui viviamo, che negli ultimi anni ha sofferto le crisi del Teatro Massimo Bellini prima, e del Teatro Stabile poi, e in cui sembra sempre più difficile costruire un progetto teatrale”, dichiara un membro della compagnia.
“Oggi che anche noi, come compagnia teatrale, ci troviamo a fare i conti con la ‘fase 2’ disposta dal Governo, ci siamo chiesti come poter ripartire rispettando le regole, le restrizioni e le norme sanitarie. Non abbiamo trovato risposte concrete a questa domanda da chi avrebbe dovuto darcele. Si sono dimenticati che uno spettacolo teatrale, prima di andare in scena (mascherine incluse, e ‘buonanotte’ alla mimica facciale), necessita di prove, ma nessun protocollo è stato pubblicizzato in merito. La conclusione a questo dilemma, alla fine, è venuta da noi stessi: ci siamo inventati, cercando di sfruttare le nostre competenze universitarie, e prendendo spunto dai protocolli ufficiali di attività analoghe, un protocollo precauzionale per le prove teatrali, con distinzione di attività all’aperto e attività al chiuso. Abbiamo pensato questo protocollo al fine di auto-governarci, per imporci di attenzionare le distanze, le precauzioni, il cui rispetto può permetterci di ritornare a fare in sicurezza quello che facevamo prima della pandemia, e continuare ad immaginare il nostro show e le nostre prossime avventure”.
Il frutto delle ricerche del gruppo è stato un protocollo specifico per il settore teatrale (consultabile sul sito della compagnia – Sezione Teatro), condiviso nella speranza che possa aiutare tale realtà a tornare, per il bene di tutti, a produrre arte.
“Le attività culturali, alla pari di tutte le altre, necessitano di ripartire al più presto, affinché questo periodo di buio possa essere sostituito da una nuova luce fatta di arte, musica, teatro, cinema. L’attività teatrale è ciò di cui ci occupiamo e la nostra decisione è quella di guardare al futuro, per le tante vite che, o da spettatori o da attori, sono legate al palcoscenico”.
Immagine di repertorio