Teatro Stabile di Catania, è polemica tra sindacato e vertici a proposito di diritti e nuovi bandi

Teatro Stabile di Catania, è polemica tra sindacato e vertici a proposito di diritti e nuovi bandi

CATANIA – È polemica sulle nuove scelte della direzione del Teatro Stabile Verga di Catania a proposito di diritti sindacali e nuovi bandi.

A segnalare nuovi dissapori tra chi rappresenta i lavoratori e i vertici dell’ente, sono i sindacalisti della Slc Cgil, il sindacato che affianca gli artisti e i lavoratori della cultura catanese che proprio in questi giorni sono in stato di agitazione.

Il confronto è nato dalla richiesta da parte dei rappresentanti sindacali, di leggere un comunicato prima dell’inizio dello spettacolo “Lu cori non invecchia” per la regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi.

Il permesso è stato negato dalla direzione dell’ente; eppure, nel comunicato venivano spiegate le motivazioni dell’agitazione della categoria e si invitava il pubblico a partecipare alla manifestazione che si terrà 24 luglio prossimo in piazza Università a Catania. La direzione ha invece delegato la decisione ai registi poiché la compagnia stessa ha scritto un analogo documento da affiggere all’entrata. Ma la risposta dei registi è stata perentoria: “Non vogliamo che si leggano comunicati al pubblico prima o dopo un nostro spettacolo”.

Racconta il segretario generale della SLC Cgil di Catania, Gianluca Patanè: “L’eventuale lettura del nostro comunicato sindacale è stata descritta come una ‘forzatura‘ e i registi hanno aggiunto di volersi prendere la responsabilità di nostre eventuali ‘pretestuose proteste’. Siamo amareggiati per le parole rivolte a un sindacato dalla grande storia com’è la Cgil e agli interessi che rappresenta da oltre un secolo: quelli dei lavoratori“.

Crediamo che in questo momento così drammatico – continua – occasioni come la prima di uno spettacolo di un ente pubblico siano preziose per denunciare la carenza di lavoro e le gravi condizioni in cui tergiversa questo settore. Crediamo sia un grave errore pensare che la richiesta di aiuto al pubblico sia un ‘furto di palcoscenico‘. La direttrice e i registi ci hanno offerto di affiggere il nostro comunicato in bacheca o di organizzare un volantinaggio ma la CGIL non necessita di autorizzazioni in tal senso. È lo Statuto dei lavoratori a prevederlo. Così come è legalmente perseguibile chi impedisce l’esercizio di tale diritto“.

Purtroppo – dice – dobbiamo riscontrare con tristezza il ritorno a vecchi atteggiamenti del passato che speravamo non più riproponibili. Pensiamo inoltre che la direttrice, pur ricoprendo un ruolo istituzionale che dovrebbe procedere super partes e al solo vantaggio dell’ente e di chi vi lavora ogni giorno, non si assuma le responsabilità che il ruolo le imporrebbe in merito alla richiesta proposta dalla SLC CGIL e demanda la decisione finale ai suoi scritturati. Se il palcoscenico è ancora quel luogo di libertà dove per secoli hanno sfilato artisti di ogni caratura per dar voce alla collettività, in questi giorni ciò non sta accadendo“.

Apprendiamo inoltre – afferma – che è il teatro ha emanato un bando, come da nostra richiesta, ma disattendendo ciò che avevamo concordato. Avevamo chiesto allo ‘Stabile’, visto il momento storico di emergenza sanitaria, parecchio complicato, di coprodurre delle compagnie del territorio per sostenerle anche in nuovi progetti da riproporre successivamente in tour. Nel bando invece si richiede alle compagnie, che saranno solo 3, un proprio spettacolo nuovo (5 attori al massimo ) o non antecedente al 2018, e che non sia mai stato rappresentato a Catania e provincia; un’opzione quasi impossibile che vede l’esibizione di una sera al Teatro Verga con la formula 1500 euro +sbigliettamento+tecnici. Questa non è una coproduzione nelle possibilità di un Teatro Stabile ma solo l’acquisto di una data. Le compagnie riuscirebbero a portare a casa non più di 200 euro. Si tratterebbe di umiliante propaganda alla stregua delle letture in streaming alle quali ad attrici con quarant’anni di esperienza si offrono 100 euro lordi. Siamo a dir poco delusi“.

Immagine di repertorio