CATANIA – Anno nuovo, idea nuova, successo nuovo. Non si arresta la fantasia e la creatività di un personaggio che si è costruito da solo ed ha raggiunto grandissimi obiettivi.
Parliamo di Salvatore “Sir Pop” Privitera, ormai noto a molti come il boss dello zucchero filato. La sua arma vincente, appunto, sta in questo particolare dolce e che è in grado di trasformare in qualunque cosa voglia: fiori, oggetti personaggi dei cartoni animati. Poi, negli ultimi tempi, le sue “follie” sono diventate sempre più grandi e avvincenti, ovvero creare dei vestiti. Dopo quello da sposa si è passato a quelli di carnevale. Adesso a qualcosa di più straordinario.
Salvatore, infatti, ha deciso di riprodurre le fiabe dei cartoni animati e di farle diventare copertine del calendario del nuovo anno. Protagonisti e modelli indiscussi i bambini, selezionati dopo attenti casting. Successivamente ecco la grande realizzazione. Biancaneve, Peter Pan, Cenerentola e altri grandi film della Disney sono stati ricreati con lo zucchero filato.
La realizzazione, “Le dolci fiabe”, è stata possibile grazie alla collaborazione di uno staff eccellente e dell’associazione Danykla Creazioni. “È stato un lavoro arduo, ma che mi ha dato tantissima soddisfazione – ha commentato il boss dello Zucchero filato -. Ringrazio ovviamente tutti coloro che hanno collaborato, i bambini e tutte le loro famiglie”.
Alle selezioni si sono presentati 75 piccoli aspiranti modelli. Alla fine, però, ne sono stati scelti 30, per altrettanti abiti realizzati. Una grande mole di ingredienti, quindi, è stata utilizzata per raggiungere questo obiettivo, che, inoltre, arricchisce il numero delle sue creazioni. Ad oggi, infatti, i vestiti realizzati sono 47. Fondamentale, per rendere tutto ancora più bello è stato l’apporto della visagista Annalisa Sorbo.
Inoltre, questo numero e questa sua capacità artistica lo hanno portato a essere molto apprezzato da moltissime persone: “È stata una grande soddisfazione e spero di continuare a fare altre grandi cose. È una passione e una forma d’arte, oltre che un lavoro”.
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