CATANIA – Dalla prima settimana di ottobre riprenderanno le lezioni del Centro Studi Teatro e Legalità diretto da Nicola Costa, il quale cerca di utilizzare il teatro come strumento utile per combattere la vacuità dei nostri giorni legata a dei ragionamenti mentali fondati sull’apparire e non sull’essere. Afferma durante il nostro incontro, in un bar del centro, che il teatro è uno dei pochi strumenti necessari per riscoprire noi stessi e ricostruire il nostro quotidiano.
Qual è il suo obiettivo?
“La mia missione è portare avanti la cultura dell’antimafia e della legalità nelle scuole e nelle carceri, non solo nei teatri e negli anfiteatri. Penso che debba essere raccontato l’operato di uomini che hanno cercato di rendere migliore la nostra società. Da questo progetto nascono spettacoli come ‘Amara Terra mia’, ‘Il processo alle intenzioni’, ‘Il ritratto di un’isola’ che hanno come argomento principale la lotta alla mafia. Alla letteratura di Sciascia o di Fava vengono inserite frasi di Livatino o Chinnici o ricostruzioni di alcuni momenti che hanno visto protagonisti Dalla Chiesa o Borsellino”.
Il Teatro dà la possibilità di vivere numerose vite pur restando se stessi. Chi intraprende lo studio della drammaturgia, secondo lei, con quale atteggiamento deve porsi davanti a questa nuova avventura?
“Esiste un vero e proprio processo itinerante che proietta gli allievi verso un viaggio di ricerca interiore, che permette in una società dai tempi così veloci un naturale rinnovarsi e comprendersi. Il mio corso nello specifico inizia ad ottobre e finisce a luglio, ma può continuare negli anni. Alcuni per selezione naturale smettono dopo il primo anno, perché si accorgono che quello che hanno imparato a conoscere non è il loro mondo mentre molti altri continuano. Si crea una sorta di osmosi tra gli studenti più giovani e quelli più anziani che accolgono il nuovo arrivato e lo aiutano ad inserirsi”.
Qual è, secondo lei, il compito del Teatro?
“Il teatro ha la responsabilità di contribuire moralmente ed artisticamente a riconsegnare la cultura alla gente stimolando la riflessione, il ragionamento e il diritto inalienabile di essere uomini liberi. Il Centro Studi Teatro e Legalità non ha mai ricevuto contributi politici e sono fiero di questo, perché così ho scelto la libertà di fare ed essere quello che sono realmente”.
Definisca chi è l’attore e qual è la sua funzione?
“Il teatrante non è altro che un servitore della cultura. Questo, per me, è lo scopo principe di chi fa questo lavoro”.
Quanti ragazzi sono usciti dall’anonimato dopo aver studiato nella sua Accademia?
“Molti. Cito, fra i tanti, Eleonora Li Puma che adesso sarà a Roma in scena con un suo testo e Gianmarco Arcadipane, il quale è diretto da ottimi registi. Alcuni dopo varie esperienze importanti mi chiamano, perché hanno voglia di assaporare e vivere il teatro come ricerca e sperimentazione e sentono il bisogno di iscriversi nuovamente ai corsi”.
Qual è il consiglio a chi vuole intraprendere questa strada?
“Il palcoscenico è uno dei pochi posti in cui si può rubare senza andare in galera. Questo è un mestiere in cui si deve rubare a più non posso”.
Elisa Guccione
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