Le Sorelle Materassi e il ritratto della solitudine femminile

Le Sorelle Materassi e il ritratto della solitudine femminile

CATANIA – Il dramma umano e psicologico delle “Sorelle Materassi”, il romanzo più famoso di Aldo Palazzeschi più volte messo in scena tra cinema, televisione e teatro, rivive sul palco del Verga, per il cartellone dello Stabile in scena fino al 27 gennaio, per mano della straordinaria interpretazione di Lucia Poli, Milena Vukotic e Marilù Prati che nel fedele adattamento di Ugo Chiti e nella magistrale regia di Geppy Gleijeses riporta alla ribalta la storia di dolore, tristezza e fiducia tradita di tre donne destinate ad una vita segnata dalla solitudine e dal silenzio dell’anima.

In una scena essenziale curata da Roberto Crea ed arricchita dalle luci di Gigi Ascione, le musiche di Mario Incudine e gli eleganti costumi di Ilaria Salgarella, Clara Gonzalez e Liz Ccahua si racconta con sicure e delicate pennellate il sensibile ritratto umano di Teresa, (Lucia Poli), Carolina, (Milena Vukotic), donne represse dalla sessualità mancata sempre affacciate al balcone della vita, senza però averla mai vissuta, e Giselda, (Marilù Prati), la più moderna  e disincantata delle tre, riaccolta in casa dopo essere stata ripudiata dal marito, la quale non si fa abbindolare dal nipote scialacquatore Remo (Gabriele Anagni).

Unico scopo delle ricamatrici Teresa e Carolina è rendere felice l’opportunista nipote, che dopo aver umiliato e dilapidato il loro intero patrimonio le abbandona andando a vivere con la moglie americana Peggy, (Roberta Lucca), e l’amico scansafatiche Palle, (Gianluca Mandarini), negli Stati Uniti. L’unica che si ribella a questa situazione è Giselda, che in una delle più belle scene dell’intero spettacolo decide di abbandonare la casa paterna e lasciare le sorelle e la fedele governante Niobe (Sandra Garuglieri) a vivere una vita vuota fatta di sogni infranti e fotografie di un nipote mascalzone.

Un elegante spettacolo teatrale che in una scena capace di passare con piccoli e perfetti cambi da sala da lavoro a salone delle nozze del cinico Remo fino alla macchina con cui riaccompagna le due zie Teresa e Carolina, madri mancate che speravano di ricevere almeno in parte lo stesso amore donato incondizionatamente a quel bambino accolto in casa in tenera età, analizza aspramente la condizione femminile vessata dal potere maschilista e gretto esercitato dal furbo egoismo di un uomo che ha saputo toccare le corde più dolorose del loro cuore di donna per ottenere tutto quello che desiderava.

Un cast perfetto che in un atto unico ha saputo mettere in scena una pièce esemplare ricca di pudore, amore e tanta amarezza capace di arrivare diritta al cuore di un pubblico meritatamente generoso negli applausi.