CATANIA – Da lunedì per quattro settimane su RAI 1, in prima serata, è tempo di grandi serie televisive con “La Fuggitiva“, una coproduzione Rai Fiction – Compagnia Leone Cinematografica, prodotta da Francesco e Federico Scardamaglia, e diretta da Carlo Carlei che firma anche soggetto e sceneggiatura insieme a Salvatore Basile, Nicola Lusuardi, Alessandro Fabbri e Federico Gnesini. Al fianco di Vittoria Puccini, protagonista della fiction, insieme a Eugenio Mastrandrea, Pina Turco e Sergio Romano anche il siciliano Franz Cantalupo. Subito dopo la prima puntata, in attesa della seconda, scopriamo con l’attore ennese ma catanese d’adozione quali sviluppi avrà quest’action thriller dalle tinte noir.
Franz Cantalupo, il gigante buono del nostro teatro, in “La Fuggitiva” veste i panni del cattivo Bondi diretto per la terza volta da Carlo Carlei dopo “Il giudice meschino” e “I bastardi di Pizzofalcone”…
“Con Carlo siamo stati subito in sintonia, abbiamo studiato insieme come rendere al meglio il ruolo di Bondi, il personaggio più cattivo che ho interpretato fino ad oggi. Una delle qualità più grandi di Carlo Carlei è che dà grande spazio agli attori di potersi esprimere, perché si fida di chi lavora con lui. Per Bondi sono state adottate delle scelte estetiche che cambiano il mio aspetto come l’uso di un parrucchino e l’aggiunta di alcune cicatrici sul volto per rendere al meglio l’aspetto da duro di quest’uomo, che durante le varie puntate avrà dei risvolti psicologici molto importanti”.
In questa seconda puntata cosa scopriremo?
“L’intera storia è ricca di colpi di scena. Non posso, ovviamente, svelare molto ma già da questo secondo appuntamento potremo vedere che tutti nascondono qualcosa ed anche quelli apparentemente più irreprensibili in realtà non lo sono”.
Quanto ha influito il Covid nella realizzazione della serie?
“Abbiamo iniziato le riprese prima del lockdown del 2020 tra gennaio e febbraio e mentre stavamo continuando a girare abbiamo subito come tutti il brusco stop alle scene. A luglio ed agosto siamo ritornati sul set per completare quanto lasciato in sospeso fino all’ultimo ciak di ottobre”.
Ci parla del rapporto con i colleghi fuori dal set?
“Ho girato principalmente con Vittoria Puccini, Eugenio Mastrandrea e Pina Turco con i quali mi sono trovato benissimo. Difficilmente sul set si riesce a vivere in tale armonia. Con Vittoria ci siamo confrontati sul lavoro e su come, ad esempio nel caso specifico, la mia laurea in psicologia mi aiuti ad affrontare ruoli con problemi psicotici e come poter approfondire alcuni aspetti caratteriali utilizzando le conoscenze scientifiche della malattia per renderli più veri”.
Quanto ha influito la sua preparazione teatrale nel dare vita ad un personaggio televisivo e/o cinematografico?
“Gli anni di studio e d’impegno teatrale al fianco di grandi come Turi Ferro non mi hanno solo formato professionalmente ma hanno permesso che potessi affrontare sul set o sul palcoscenico qualsiasi tipo di interpretazione anche in condizioni fisiche non perfette, come nell’ultima scena che mi vede protagonista nella quale ho dovuto affrontare parecchie difficoltà per realizzarla al meglio dove la tensione era al massimo”.
Lo scorso 10 gennaio abbiamo festeggiato i cento anni dalla nascita di Turi Ferro. Qual è il suo ricordo legato al mattatore siciliano con cui ha condiviso la scena?
“Turi non era semplicemente un attore ma molto di più. Ho avuto l’onore di lavorare con lui e mi ricordo che anche quando stava male, nell’ultimo periodo prima di morire, saliva sul palco diventava un leone e nessuno lo poteva fermare. Dietro le quinte quando non era in scena osservava la rappresentazione come se fosse un direttore d’orchestra, perché lo spettacolo doveva essere una sintonia perfetta. Da lui ho cercato d’imparare il più possibile, con la consapevolezza della grande fortuna di apprendere dal più grande”.
Ha da poco conseguito la laurea in psicologia ad Enna, un percorso di studi che si sposa particolarmente bene con il teatro…
“Il teatro è molto legato alla psicologia e da qui è nata la scelta della laurea conseguita nel 2019. Ho diretto laboratori anche in alcune comunità per pazienti psichiatrici con gravi disturbi psicotici, dove grazie al teatro ho avuto la possibilità di tirar fuori da ognuno dei partecipanti parte del loro dolore espresso sotto forma di arte e diventato successivamente mezzo per scaricare parte dei propri problemi”.