Al Canovaccio Arcadipane racconta il pensiero critico di Giorgio Gaber in “Sogno di un’antica speranza”

Al Canovaccio Arcadipane racconta il pensiero critico di Giorgio Gaber in “Sogno di un’antica speranza”

CATANIA – Il sipario del Teatro del Canovaccio si apre con il sottofondo dell’annuncio al tg1 della scomparsa di Giorgio Gaber a soli 63 anni e il ricordo del giornalista Vincenzo Mollica che sulle note dell’iconica “Non arrossire” accompagna i presenti in un viaggio fatto di emozioni, poesia, rabbia e contestazione sociale che racconta cuore e anima della parabola artistica ed umana del Signor G.

Sogno di un’antica speranza – Omaggio a Giorgio Gaber” , Mezzaria Teatro, scritto e diretto dal giovane e talentuoso Gianmarco Arcadipane, nel ruolo di Giorgio Gaber, è un sincero e sentito tributo di Arcadipane ad un’artista ed intellettuale come Gaber. Un’attenta analisi di ricerca sul pensiero di denuncia più vicino all’artista milanese, che non ha mai avuto paura di dimostrare il proprio dissenso contro lo sviluppo a tutti i costi.

Un intenso e allo stesso tempo scorrevole atto unico, nonostante la lunghezza della messa in scena, che narra i momenti salienti della carriera di Giorgio Gaber dalla fine degli anni 50 fino a poco prima della morte, attraverso le sue canzoni e una serie di contributi video, che inevitabilmente s’intrecciano alla storia e agli eventi del nostro Paese.

L’intero spettacolo accenna gli inizi del Gaber più commerciale e televisivo con l’incontro professionale ed umano con Mina e Luigi Tenco soffermandosi sull’invenzione del “teatro canzone” insieme a Sandro Luporini, e la creazione del “Signor G” come alter ego per esplorare la condizione umana, e la sua attività di cantautore, chitarrista, commediografo e attore.

Immancabile e doverosa la giusta attenzione all’impegno sociale e politico, espresso attraverso i testi delle sue canzoni come “La libertà”, che si manifesta tramite il pensiero critico e la partecipazione attiva, o “Far finta di essere sani” che descrive il disagio esistenziale dell’uomo contemporaneo, diviso tra ideali elevati e un’attitudine egoistica e materialista e anche “Io se fossi Dio” brano pensato per criticare l’ipocrisia e la superficialità della società contemporanea, in particolare nel campo politico e sociale.

A dare forza e vita a questo viaggio onirico in cui il pensiero di Gaber, oggi più che mai è necessario per reagire al particolare momento storico che stiamo vivendo, gli ottimi Nicola Costa nel triplo ruolo del fidato amico Sandro Luporini, Nanni Ricordi e Mogol, e Ornella Brunetto che ha cantato e recitato alcune canzoni di Mina e del Signor G.

Di grande presa sul pubblico il simpatico battibecco tra Luporini e Gaber sulla nascita del testo “La libertà” o il divertente racconto del dietro le quinte di uno dei concerti di Gaber per dare quel brio ad uno spettacolo che ha saputo raccontare con garbo e approfondimento drammaturgico la personalità artistica di un uomo sempre in dialogo critico con il presente.

Ph Dino Stornello