CATANIA – Un viaggio meraviglioso pieno di lustrini e paillettes nel magico mondo dell’avanspettacolo e del varietà che abbraccia, coccola, diverte e a tratti immalinconisce per ben due ore abbondanti il numeroso pubblico del Brancati incantato dalla bellezza di “Piccolo Grande Varietà“, scritto e diretto da Mario e Ottavio Sangani.
Tuccio Musumeci, a quasi 91 primavere il prossimo 20 aprile, è non solo il capocomico per eccellenza che il teatro e il pubblico di tutte le età non possono fare a meno ma è quel trait d’union tra platea e palcoscenico in uno speciale cammino dall’inizio del secolo scorso fino a Chorus Line, ultimo momento dello spettacolo che, seppur lungo, è estremamente piacevole e godibile.
Una messa in scena imponente arricchita dalle variegate scenografie di Carmelo Miano, gli oltre 320 costumi di scena delle Sorelle Rinaldi e i movimenti coreografici di Carmelita Mazza per un pubblico trasversale che va dai nostalgici di un tempo che fu ai curiosi attratti dal ricordo di grandi artisti come Totò, Macario, Taranto e Campanini ma anche dei Cafè Chantant, delle ballerine sogno proibito e peccaminoso di più di una generazioni di uomini, delle briose sciantose, dei tenori e dei soprani che hanno rinverdito la memoria e i ricordi di un’epoca piena di speranze in contrapposizione ai tanti momenti storici fatti di guerre e tragedie che hanno caratterizzato il Novecento.
Gli elementi e la qualità per un grande spettacolo ci sono tutti dall’orchestra in buca composta da Domenico Longo, Diego Cristofaro, Vincenzo Adorna, Franco Costanzo e Orazio Pulvirenti al balletto con i bravi e sgambettanti ballerini Cecilia Branciforti, Alessandra Cardello, Alessandro Caruso, Martina Luca, Rosy Magrì, Mario Mannino, Gaetano Messana, Finuccia Pistorio e Giorgia Terrasi che passano con estrema fluidità dal charleston al tango, dal boogie woogie al valzer.
Voce narrante e guida quasi enciclopedica della messa in scena uno charmant Emanuele Puglia che nel perfetto ruolo di presentattore e cantante potrebbe essere l’alternativa, tra serio e faceto, che manca alla conduzione del festival di Sanremo per la classe e la bravura.
I classici sketch di repertorio come quelli della “callista” scambiata per una casa d’appuntamenti sotto mentite spoglie o del marito tradito che si rivolge al mago per scoprire la verità divertono e riscuotono grandi consensi grazie agli immarcescibili dialoghi tra Tuccio Musumeci ed Enrico Manna ottima spalla di Re Tuccio. Comicità effervescente e trascinante anche quella di Vincenzo Volo che conquista applausi in ogni sua apparizione nelle vesti di attore brillante.
Grande protagonista dello spettacolo è la musica che trova nel soprano Cosetta Gigli e nel tenore Massimiliano Costantino la sua massima espressione che tra “Il paese dei campanelli” e “Nessun Dorma”, fra i tanti, riempie di magia la platea.
Nello spettacolo è presente anche tanta America sia nei balli che nella musica come la bella interpretazione di Claudio Musumeci, che da perfetto crooner canta “The lady is a tramp” in contrapposizione alla carnalità passionale di Alessia Moio con l’interpretazione, fra tutte, di “Dove sta Zazà” per uno spettacolo che appena chiuso il sipario fa dire peccato che sia già finito.
Completano il cast i bravi Alberto Abbadessa, Lorenza Denaro, Alessandro Caramma, Andrea Grasso, Barbara Gutkowski, Fausto Monteforte e Lara Marta Russo.