CATANIA – Anche quest’anno, a livello internazionale il 27 gennaio apre alla riflessione sulla Shoah e sulle persecuzioni subite da chi, a qualunque titolo, era simbolo di modi di essere, pensare e vivere difformi dall’ideologia nazifascista.
Come sempre più spesso accade, la solennità di un tal momento corre il rischio di essere annullata dalla “società dello spettacolo”, per come ha insegnato Guy Debord, che rende la storia vuota “spettacolarizzazione” causata dall’invasione delle immagini degli eventi mediatici che, è sotto i nostri occhi, rendono ogni memoria del passato mera occasione di celebrazioni strumentali, fini a se stesse, concluse le quali si torna ad una vita priva di interessi verso i diritti del prossimo.
Il Liceo “N. Spedalieri” prova a contrastare tale deriva proponendo alla comunità scolastica un percorso, più che un solo giorno, in cui vivere la memoria delle discriminazioni: e nei giorni vicini al 27 gennaio con alunne e alunni si focalizza, tramite un uso particolare delle immagini, l’eticità della testimonianza fotografica che porta a prendere posizione contro le scelte socio-politiche che conducono all’annullamento
dell’umanità.
Anche quest’anno la Preside del Liceo, Prof.ssa V.B. Ciraldo, ha sostenuto il Dipartimento di Storia e Filosofia nell’iniziativa legata all’allestimento di scatti fotografici tratte dalle varie Mostre sui Campi che il Dott. Alberto Dal Bello ha realizzato nel tempo e che quest’anno ha potuto discutere personalmente con varie classi, gradito ospite del Liceo.
L’Auditorium è stato luogo di memoria, di conoscenza, di commozione, di sdegno, di occhi che vedendo hanno interrogato cuore e mente, per usare un’espressione circolata fra le classi. Partendo dalla frase di J-L. Godard “Un semplice rettangolo di 35 mm. salva l’onore di tutto il reale” e vedendo nelle immagini, come il Dott. Dal Bello ha suggerito sulla scia della teoria di G. Didi-Huberman, lo scudo con cui Perseo riesce a vedere la Gorgone – cioè il male della Storia – ed a sconfiggerla, le classi hanno discusso dell’eticità e della funzione delle foto come testimonianze dei campi, oltre che dell’impegno a proseguire il lavoro della memoria ogni giorno.
Sono subito nate delle riflessioni, con le quali è giusto chiudere questo breve reportage poiché è da studenti e studentesse che è fatta la scuola ed è a loro che deve darsi la parola per comprendere il valore della didattica che un Liceo vuole portare avanti.
Ecco i pensieri della classe VB:
“Consideriamo le immagini la principale forma artistica dei nostri tempi: la fruizione delle foto dei campi ci ha fatto sentire ancor più coinvolgente la tematica. Riteniamo sia necessario scegliere con raziocinio lo strumento con cui si vuole condividere un messaggio, un pensiero, per coinvolgere totalmente chi ne fruisce e prolungare la riflessione anche nei giorni successivi, come se si potesse rimanere per un po’ sotto effetto di ipnosi…“.
“La memoria storica – che non deve avere un occhio di riguardo soltanto per la Shoah ma anche per gli altri atti di disumanità, per quanto questi presentino contorni diversi rispetto a quelli del genocidio degli ebrei che resta un unicuum – è la fonte da cui attingere per ribellarsi alla violenza e alla discriminazione, alle ingiustizie di un mondo che recide speranze e valori come la fratellanza e l’uguaglianza. Per questo motivo, ricordare non consiste nella mera azione del dire ‘Oggi è il 27 gennaio’, ma è crescere, combattere, raccontare per coloro che non ne hanno avuto la possibilità“.
“Il nostro desiderio, che non diverrà realtà se non quando il mondo adulto non comprenderà che abbiamo diritto ad essere ascoltati e ad avere spazi d’azione, è dimostrare che non siamo solo ‘nativi dell’era digitale’ ma siamo come delle piccole semine sparse per il mondo: alcune lente a germogliare ma tutte pronte a sbocciare”.
E questa è la riflessione di Gaia, alunna della IV F: “L’intitolazione della ricorrenza della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz come ‘Giorno della Memoria’ deve stimolare la riflessione. Il ricordo lega l’uomo al passato e dovrebbe aiutare a plasmare meglio il futuro: è un dovere ripensare, riflettere e ricordare con precisione per non compiere più gli stessi errori del passato, ‘migliorarci’ e costruire la propria identità personale e collettiva. La memoria è azione che compiamo per indignarci del male assoluto di cui l’uomo (quindi tutti noi) è potenzialmente capace, come nel caso degli eventi che le immagini fotografiche oggi proposte hanno avuto la funzione di testimoniare”.