CATANIA – Dal momento che, come diceva Godard, “dimenticare lo sterminio fa parte dello sterminio”, gli studenti del liceo Spedalieri di Catania hanno avuto l’opportunità di incontrare lo storico torinese Carlo Greppi, autore di “Un uomo di poche parole. Storia di Lorenzo, che salvò Primo“.
Non è possibile finire di divorare questo saggio senza avere una voglia irresistibile di parlarne, perché è una delle storie più potenti lette ultimamente. E si scopre che è una storia vera.
Pur di salvare dall’anonimato una persona buona, il nostro scrittore si lancia in un’avventura titanica, perché (quasi) tutto ciò che sappiamo di quest’uomo proviene da fonti secondarie.
Lorenzo Perrone fa parte di un gruppo di muratori italiani, chiamati ad Auschwitz per l’espansione del campo. Lì conosce Primo Levi e lo salva da una morte quasi certa, portando per mesi di nascosto, a lui e ad altri internati, cibo e conforto umano. Ad esempio, si premura di spedire una cartolina a sua madre, oltre a recapitargli in lager anche la sua risposta.
Lorenzo si trova di fronte al cuore del male, si rende conto di cosa in quell’anus mundi l’uomo è capace di fare a un altro uomo, e decide di rimboccarsi le maniche e fare di tutto per affrontarlo, senza aspettarsi nulla in cambio. E’ il suo modo di partecipare alla lotta.
Come afferma Greppi, “è un libro sul potere della scelta. Lorenzo Perrone fece la sua, quella che nessuno si sarebbe aspettato da lui“.
La migliore umanità, caratterizzata da integrità e rettitudine, si trova proprio dove la società benpensante da sempre meno se l’aspetta, cioè negli uomini semplici e poco istruiti. Se Primo Levi non fosse sopravvissuto, non avremmo avuto le sue parole, la sua testimonianza, la sua preziosa bussola per provare a orientarci nella disumana realtà dei campi nazisti.
Dopo la guerra Perrone torna in Italia. Perseguitato dall’orrore, entra nel tunnel dell’alcolismo e perde il lavoro. Nonostante il sostegno di Primo Levi, muore di tubercolosi a soli 48 anni. Dal 1998 fa parte dei Giusti tra le nazioni; i nomi dei 2 figli di Levi sono Lisa Lorenza e Renzo.
Come afferma la preside Ciraldo, Greppi, storico competente e appassionato, prende per mano i più giovani e, grazie alla magia della parola, li accompagna in un avvincente viaggio nella memoria.
“Ma Lorenzo era un uomo; la sua umanità era pura e incontaminata, egli era al di fuori di questo mondo di negazione. Grazie a Lorenzo mi è accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo“. Primo Levi, Se questo è un uomo.