CATANIA – I giovani attori del laboratorio teatrale Parole e Musica del liceo Spedalieri hanno debuttato lunedì 27 maggio, con doppia replica martedì 28, con lo spettacolo in forma di musical tratto dalla storia di Donna Laura Lanza di Trabia, Baronessa di Carini.
La storia, ambientata nella Sicilia del XVI secolo e tramandata attraverso la tradizione orale nell’antico idioma, è arrivata nell’epoca più moderna ad ispirare scrittori e drammaturghi per la sua carica di passione e mistero, ed è giunta ora sul palco del teatro Ambasciatori grazie all’impegno e alla fresca e intensa interpretazione dei giovanissimi attori, guidati dal regista Marco Longo e da tutta l’ormai consueta squadra, a conclusione di un progetto finanziato dalla Regione siciliana.
Ed è stato un successo! Il siciliano antico ha risuonato attraverso parole e canti, su una tessitura musicale rigorosamente eseguita dal vivo dal Maestro, anche lui giovanissimo, Samuele Barbagallo; organizzata da una regia attenta e dinamica, è andata in scena una recitazione corale, tra quadri narrativi analettici resi ancora più suggestivi dai colori nitidi e saturi dei costumi; le danze scandiscono il ritmo con la loro ripetuta gestualità, grazie alle coreografie di Klizia Raciti Longo; le voci corali e soliste, meritano davvero un plauso speciale, così come alcune prove attoriali che, con disinvoltura e scioltezza, hanno incantato i presenti.
Il testo, va sottolineato, ha un valore speciale per i delicati temi che mette in campo e che fanno riflettere ancora oggi purtroppo per la loro grande attualità: una donna uccisa (tante, troppe sono ancora oggi le donne vittime di violenza) per il condizionamento di una mentalità patriarcale che risolve con la brutalità la questione del proprio onore.
Ma se l’anima siciliana ha una tragicità atavica radicata non poteva mancare l’altra faccia, l’altra componente anch’essa tutta siciliana nel contrasto forte della vis comica. Alcuni momenti sono risultati di una verve davvero riuscita ed hanno divertito molto il pubblico , smorzando così per un po’ la drammaticità dell’opera con il suo tragico finale di morte.
Due obiettivi centrati dunque: far conoscere la sfortunata storia di Laura, la signura di l’amuri, e far apprezzare l’atavica lingua del dramma, nella sua versione letteraria e nelle sonorità popolari, attraverso dolci serenate d’amore, parole antiche ma mai passate perché autentiche e vere.
Un ancestrale richiamo che arriva al cuore, al cuore di tutti, giovani e meno giovani. È anche questa la magia del teatro!
“Per gli studenti che hanno partecipato al laboratorio, afferma la prof.ssa Valeria Sanfilippo, responsabile del progetto, è un’esperienza formativa ed emotiva indimenticabile, con ricadute didattiche e di crescita personale davvero preziose”.