Scuola

Scuola Boggio Lera in autogestione, gli studenti in protesta: “Aspettiamo soluzioni dopo il crollo”

CATANIA – Oggi il Boggio Lera si è dichiarato in autogestione, e in questo momento si stanno svolgendo gruppi studio su svariati argomenti. “A seguito della mancata disponibilità da parte della maggioranza dei docenti, dopo pomeriggi interi di organizzazione da parte dei rappresentanti, è saltata l’idea di una coogestione che invece era stata concordata con la presidenza, dunque abbiamo deciso di alzare la voce e rivendicare il nostro diritto di protestare, svolgendo ugualmente un’autogestione“.

Gli studenti e le studentesse sentivano la necessità di utilizzare questo mezzo di protesta per esprimere nuovamente il proprio dissenso verso delle istituzioni che a oltre tre mesi dal crollo del nostro tetto non ci hanno ancora garantito una soluzione permanente, costringendo classi a fare turnazioni in Dad, che come sappiamo non è la soluzione ed è stata per troppo tempo usata come scusa per procrastinare la risoluzione dei problemi“.

Scioperiamo per rivendicare il nostro diritto allo studio, e per rivendicare il rispetto nei confronti degli studenti e delle studentesse lasciati a se stessi dopo oltre due anni di Dad, impossibilitati a svolgere un esame in queste condizioni, in cui contano di più gli scritti (sul quale non ci è stato dato neanche il tempo per esercitarci) piuttosto che un percorso di 5 anni“.

Un esame in cui ci è stato tolto anche il cosiddetto “elaborato”, ex “tesina”, ovvero l’unico momento in cui potevamo approfondire i nostri interessi invece che limitarci alla ripetizione delle nozioni che ci vengono propugnate da anni come fossimo automi“.

Scioperiamo per richiedere un supporto psicologico nelle scuole e per denunciare le vergognose vicende del liceo Majorana a seguito delle denunce di molestia da parte delle studentesse“.

Scioperiamo per Lorenzo, per Giuseppe, i due nostri coetanei morti durante l’alternanza, e per tutti i ragazzi e le ragazze feriti dalla polizia. Scioperiamo per tutti e tutte noi, perché meritiamo un futuro in cui “scuola” non sia più sinonimo di sfruttamento, molestie, paura, repressione, morte“.

Redazione

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