PATERNÒ – La scuola cambia e, con essa, i modelli didattici da applicare per rendere più fruibili i contenuti del sapere. Perché sapere pur si deve – su questo nulla da dire. Ma far imparare è più difficile che insegnare: impone il dialogo tra due esperienze (quella del docente e quella del discente), e che il dialogo permanga, e anzi si faccia lievito per altro apprendimento.
Per questo al liceo scientifico “Enrico fermi” di Paternò, diretto dal preside Donato Biuso, utilizzando i fondi Pon, hanno tirato fuori il progetto “Innovi….Amo i Saperi”, con l’obiettivo di favorire in modo razionale e realistico il successo scolastico degli studenti. “A noi interessa che gli studenti –dice Maria Rita Caruso, docente di matematica – trovino spazi, tempi e attività didattiche adeguati per destreggiarsi in una società che è in continua evoluzione“.
Il progetto, che si è da poco concluso, si è sviluppato in nove moduli riguardanti le competenze di base di lingua italiana, lingua inglese, scienze e matematica. “Alcuni dei moduli erano stati avviati già nello scorso anno scolastico e altri in questo che volge ormai al termine. Il riscontro è stato positivo, sia da parte delle famiglie che da parte degli studenti. Il che ci gratifica per il tanto impegno profuso nell’organizzazione del progetto“.
La didattica applicata è stata quella del learning by doing (“imparare facendo”), e vede gli alunni impegnati ad affrontare lo studio in maniera inedita per garantire loro il conseguimento delle competenze di base. “Questa metodologia fa leva sulle passioni, ma soprattutto sulle motivazioni degli studenti – continua la professoressa Caruso -. Senza una forte motivazione, non vi è dubbio che gli studenti ‘sentano’ (è proprio il caso di dire così, perché si tratta di un sentimento, di una percezione) come distante, in alcuni casi perfino improduttivo un problema, un tema, una questione, un contenuto di apprendimento. Fare leva sulle motivazioni significa finalizzare l’apprendimento alla crescita della persona nella sua totalità, che si sente finalmente partecipe del processo di sviluppo di se stesso. Il che, francamente, non è poco“.
