Occupazione IPSSAR “Karol Wojtyla”: ecco i dettagli sulla situazione

Occupazione IPSSAR “Karol Wojtyla”: ecco i dettagli sulla situazione

CATANIA – Dal 17 gennaio, dopo avere organizzato anche un corteo, va avanti la protesta degli studenti dell’Istituto professionale alberghiero Karol Wojtyla di Catania, che da tempo, sostengono, sono costretti a seguire le lezioni al freddo, a fare i doppi turni andando a scuola il pomeriggio e uscendo alle 20,30 in quartieri pericolosi senza illuminazione o una vigilanza che assicuri la sicurezza dei ragazzi.

L’istituto presenta ben 4 plessi, tuttavia non sono abbastanza per ospitare i 2.200 ragazzi. La Città Metropolitana aveva promesso un quinto plesso garantendo che le carenze strutturali sarebbero state risolte il prima possibile. Nessuna delle parole date, però, è stata mantenuta a quanto pare.

Il primo plesso a essere stato occupato, e ad esserlo tutt’ora, è quello in via Anfuso. “La situazione è tranquilla – spiega la rappresentante degli alunni Costanza Todaro la preside cerca di farci cessare l’occupazione ma i nostri motivi sono validi. Stiamo protestando perché siamo stanchi di ricevere promesse che non vengono mantenute“.

Anche gli allievi del plesso di viale Tirreno hanno cercato di protestare contro la ex Provincia ma la polizia è riuscita a sventare i tentativi di occupazione degli studenti. Pare che questo sia uno dei plessi con la struttura più precaria a causa di infiltrazioni, impianto elettrico non a norma e vetrate rotte. La palestra sembra essere stata chiusa da 4 anni e i ragazzi sono costretti a svolgere l’attività fisica in cortile, sei il tempo lo permette. Anche qui, solo false promesse.

Situazione diversa alla sede centrale in via Lizio Bruno, dove gli studenti non hanno deciso di occupare perché “abbiamo voglia di studiare e non vogliamo utilizzare vie illegali come l’occupazione” dichiara il rappresentante Giovanni Bongiorno.

“L’occupazione del plesso di via Anfuso – spiega Giovanni – è stata pianificata senza che tutti e quattro i rappresentanti ne fossero a conoscenza. La preside, dispiaciuta dopo tanti tentativi di far cessare ai ragazzi l’occupazione, è stata costretta a denunciarli. Noi ragazzi della sede centrale non vogliamo che questo accada, continueremo ad andare a scuola perché abbiamo voglia di studiare”.

Durante questi giorni di fuoco sono girate tante voci ma “smentisco tutto – spiega Giovanni Bongiorno -, non è vero che ci sono dubbi sui contributi volontari, io stesso posso confermare che vengono utilizzati a favore degli studenti. I laboratori sono funzionali, i magazzini sempre pieni di merce e non è vero che i professori si assenterebbero ma svolgono il loro servizio come previsto da contratto”.

Per quanto riguarda il tanto atteso quinto plesso, “l’ingegnere Roberti ci ha assicurato che gli uffici saranno trasferiti entro gennaio, mentre le aule in due mesi”.

Durante il collegio docenti che si è tenuto pochi giorni fa, “si è discusso su ben 15 punti – racconta il professore Francesco Tomasello, segretario generale della confederazione unitaria di base – tra cui la non messa a sicurezza dell’istituto e l’assenza di un sistema di riscaldamento (plesso viale Terreno) che sottopone alunni e professori a temperature che toccano i 3 gradi la mattina presto e gli 11 a mezzogiorno“.

La confederazione insieme al senatore Giarusso si è presentata alla prefettura, dove sono stati accolti dal capo di gabinetto dottoressa Vicari, per rappresentare la situazione della scuola e chiedere come siano stati spesi i contributi volontari che vengono pagati ogni anno affinché la scuola possa affrontare le spese necessarie a garantire il diritto allo studio. La risposta, però,  non sembra essere arrivata.

Chiediamo solo che le condizioni di salute vengano salvaguardate”. Non servirebbe portare avanti un’occupazione, “vogliamo sederci a un tavolo istituzionale“.

Infine, un paio di giorni addietro, i docenti dopo essersi riuniti hanno pubblicato una lettera aperta per chiarire la situazione. Eccola nel suo testo originale:

“I docenti dell’IPSSAR “Karol Wojtyla” di Catania, prendendo atto delle recenti dichiarazioni rilasciate da alunni, docenti e genitori di alcuni plessi dell’istituto, tengono a sottolineare quanto segue:

  • il numero di alunni per classe, nella maggior parte dei casi,  non supera le 25 unità;
  • ogni alunno disabile è seguito da insegnanti di sostegno e partecipa attivamente a tutte le attività scolastiche, con obiettivi didattici personalizzati con un orario stabilito sulla base delle loro esigenze. Inoltre la nostra scuola offre molti progetti volti all’inclusione e alla valorizzazione delle competenze e abilità di tutti gli alunni;
  • i laboratori funzionano correttamente, anche nel turno pomeridiano, e le merci arrivano regolarmente, consentendo il normale svolgimento delle esercitazioni e la partecipazione dei nostri alunni a competizioni regionali, nazionali ed internazionali;
  • il tasso di dispersione scolastica, per quanto riguarda lo scorso anno, è del 15% (a fronte di una media nazionale del 14,7%) e non del 28%, quanto erroneamente affermato da alcuni. Per quanto riguarda l’anno scolastico in corso, invece, i dati rilevati parlano di 32 alunni in dispersione su un totale di 2.200, cioè l’1,5%;
  • gli insegnanti, secondo il monte ore previsto dal loro contratto, svolgono regolarmente il loro servizio nonostante i doppi turni. Le eventuali assenze, rientrando nei loro diritti di lavoratori, sono sempre motivate e rispettano le clausole del Contratto Collettivo Nazionale.

Gli insegnanti, inoltre, fanno fronte ai problemi di inciviltà o di disagio che si pongono, cercando sempre il dialogo con la famiglia che ne è corresponsabile e mettendo in atto le opportune strategie didattiche.

In ogni momento, inoltre, tutti i docenti sono come sempre disponibili al dialogo con i genitori e con gli studenti, a dimostrazione del fatto che la nostra scuola si fonda sull’accoglienza, la fiducia e la collaborazione reciproca.

Noi siamo qui, nonostante le difficoltà, orgogliosi del lavoro che svolgiamo con impegno e dedizione ogni giorno e ci dissociamo da dichiarazioni false e denigratorie”.