CATANIA – Lui non pagava tasse perché non aveva alcun reddito. O meglio così pareva… e quindi era riuscito a ottenere l’esonero totale. Ma scavando scavando suo padre, un agente di commercio catanese del quale non diciamo il nome per la privacy, i suoi cinquantamila euro all’anno li portava tranquillamente a casa come provento del proprio lavoro autonomo e che quindi le tasse universitarie del figlio poteva pagarle come tutti. Il ragazzo si stava iscrivendo al primo anno di università.
Una matricola si, ma navigatissima nella vita e che ora dovrà pagare fior di quattrini per aver scritto il falso nella dichiarazione dei redditi presentata all’università. Sapete cosa si rischia in questi casi? Ve lo diciamo noi: una sanzione fino a 25 mila euro o il pagamento di tre volte l’importo dell’agevolazione percepita illecitamente.
E proprio in quest’ultimo caso è incappato il novello universitario del quale vi parlavamo poc’anzi. I militari del gruppo del Comando Provinciale di Catania sono entrati nei locali dell’Ersu per fare i controlli. Lo scorso anno, infatti, il presidente Alessandro Cappellani ricevendo alla sua posta elettronica diverse segnalazioni anonime di ingiustizie si è insospettito e lo scorso dicembre in seduta di consiglio ha proposto un protocollo d’intesa con la Guardia di Finanza.
“Lamentele se ne sono succedute diverse – spiega Cappellani – e abbiamo ritenuto corretto iniziare un’operazione di controllo seria per evitare truffe come quelle che stanno venendo a galla adesso che creano forti ingiustizie fra i ragazzi. C’è chi se ne approfitta e chi ne ha veramente bisogno”. E aggiunge: “Tengo a precisare però che a noi non risulta assolutamente che ci siano connivenze di alcuni funzionari dell’Ersu. È falso”.
Le fiamme gialle sono entrate a gamba tesa nei locali dell’Ersu e stanno scoperchiando una pentola bollente fatta di dichiarazioni mendaci per ottenere l’esonero dal pagamento delle tasse, oppure per usufruire degli alloggi o anche delle agevolazioni per la mensa universitaria. C’era chi non dichiarava gli immobili posseduti, chi diceva di non possedere reddito e chi usciva dal nucleo familiare dichiarando il reddito del nonno o dello zio. E tutto solo per godere di benefici che non gli spettavano.
“In diverse occasioni abbiamo invitato i ragazzi ad essere onesti – continua Cappellani – sia per un’educazione alla correttezza sia perché ora scopriremo chi ci ha truffato e per lui saranno guai”.
L’indagine della Guardia di Finanza non è finita qui, ancora ce ne saranno di belle da vedere.
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