CATANIA – In una Sicilia sempre più bistrattata e dimenticata, la memoria è ciò che conta e che resta ai siciliani. Con questo spirito di commemorazione, le storie della Sicilia di ieri si intrecciano con quelle della Sicilia di oggi e di domani, creando un racconto agrodolce della storia di un “popolo di eroi”.
Ed è proprio quello che realizza la scrittrice Tania Anastasi, che con il suo romanzo di debutto, “Carusi di miniera”, fotografa con malinconia struggente le storie di una Sicilia fatta di stenti, sacrifici e amore.
Venerdì 2 febbraio il libro è stato presentato dall’autrice al Liceo Classico “Nicola Spedalieri”, alla presenza della Dirigente Scolastica Vincenza Biagia Ciraldo, della Professoressa Iannelli, artefice dell’iniziativa, e di una cospicua rappresentanza del corpo studentesco.
L’incontro si è svolto attraverso una lunga serie di domande poste dai giovani studenti all’autrice, riguardanti la sua esperienza di scrittrice emergente, anche di poesie, e del suo rapporto con la bellezza dell’ispirazione artistica. Previa lettura del libro, gli studenti si sono mostrati affascinati e desiderosi di conoscere l’amara storia della loro terra, cercando di indagarne gli aspetti più remoti e quelli più vicini a loro, quale ad esempio lo sfruttamento minorile nelle miniere di zolfo, amara realtà comune sia alla Sicilia di fine Ottocento che all’industrializzazione dei paesi in via di sviluppo. A colpire particolarmente è la cura della scrittrice nella ricostruzione storica e nella ricerca di veridicità nella narrazione; raccontare il passato della propria terra senza stucchevoli mistificazioni non è un’impresa facile, ma è ciò in cui la scrittrice ha raggiunto sicuramente il suo intento.
Un altro argomento su cui si è molto dibattuto è stato anche l’attento utilizzo della lingua siciliana, che, come la scrittrice stessa ha affermato, sarebbe riduttivo definire “dialetto”; una lingua che sembra così lontana dal mondo globalizzato di cui fa parte la Sicilia, ma che riecheggia, come hanno fatto notare gli studenti, nelle parole di nonni e parenti, avvicinandosi sempre di più ad una generazione che non ha dimenticato il passato della propria terra.
Inevitabile, come si è rilevato da alcuni interventi, il contatto con il catanese Giovanni Verga, che più di tutti, tra gli scrittori italiani, è riuscito a cogliere l’essenza di un popolo e della sua “roba”. Tania Anastasi, però, pur consapevole di molti punti di contatto con il maestro verista, lascia spazio nella sua narrazione, sia pur focalizzata sul dramma dei “carusi” sfruttati nelle miniere di Floristella, una certa vena di misurato ottimismo.
La partecipazione attiva e critica all’incontro da parte degli studenti del Liceo Classico “Nicola Spedalieri” testimonia la volontà di una generazione di conoscere la propria terra e la sua travagliata storia, consapevole che historia magistra vitae.
Alcuni scatti
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