PATERNÒ – In occasione della settimana dedicata alla lotta contro il bullismo, nei plessi “Mongibello” di Ragalna e “Falconieri” di Paternò, il 6 e 7 febbraio gli alunni delle classi quarte e quinte della scuola Primaria hanno assistito alla proiezione del film “UN PONTE PER TERABITHIA” tratto dall’omonimo romanzo di Katherine Paterson, diretto dal regista ungherese Gábor Csupó e prodotto dalla Walt Disney Pictures.
Il film, particolarmente indicato per alunni di questa fascia d’età, tratta il tema del bullismo in tutte le sue sfaccettature. Vengono evidenziate le condizioni sociali delle famiglie di bulli e bullizzati, i loro comportamenti all’interno e all’esterno del gruppo classe, la violenza fisica e psicologica reiterata nel tempo, le strategie attuate per recuperare un bullo, ma soprattutto come affrontare il problema e con chi parlarne.
Il prof. Spina, Referente d’Istituto per il bullismo, ha introdotto il film, coinvolgendo gli alunni in un dibattito finale da cui è emersa la consapevolezza del fenomeno e la fermezza nel combatterlo. Ci dice inoltre: “È giusto coinvolgere gli alunni già dalla scuola primaria in iniziative di contrasto al fenomeno del bullismo, affinché sappiano riconoscere quegli atteggiamenti che sfociano in successivi atti di violenza nei confronti dei più deboli. I tanti interventi mi hanno portato a parlare anche del cyber-bullismo, fenomeno dell’attuale era tecnologica, e i rischi a cui si può andare incontro navigando troppo su Internet. In particolare, ho spiegato come riconoscere i messaggi di adescamento da parte di sconosciuti che attraverso profili falsi cercano di carpire la loro fiducia per ottenere foto o appuntamenti le cui conseguenze sono a noi note. Ho anche spiegato quali canali utilizzare per difendersi dalle minacce o dalle offese che arrivano sempre via web e le conseguenze legali a cui si va incontro per un uso improprio dei social”.
Nell’Istituto “Marconi” ci sono risorse e strumenti per informarsi sul bullismo e per contrastarlo a disposizione dei docenti:
Il Dirigente, Prof.ssa Maria Santa Russo afferma che per poter capire cosa è necessario fare occorre definire il bullismo per non confonderlo od omologarlo ad altre tipologie di comportamenti aggressivi che configurano dei veri e propri reati (ad esempio discriminazione, microcriminalità, vandalismo, furti ecc..). Il bullismo si configura come “un fenomeno dinamico, multidimensionale e relazionale che riguarda non solo l’interazione del prevaricatore con la vittima, che assume atteggiamenti di rassegnazione, ma tutti gli appartenenti allo stesso gruppo con ruoli diversi (bullo/vittima ma anche aiutante e sostenitore del bullo, difensore della vittima, osservatore esterno)”.
Di chi è la colpa?
La Professoressa Russo afferma: “Sono d’accordo con l’affermazione dello psicoterapeuta Barillà (la Repubblica 5 febbraio) quando dice che dobbiamo tutti tornare a educare, ma che occorrerebbe ‘un Piano Marshall’ che includesse anche le istituzioni, per aiutare le famiglie che spesso sono disfatte e non sanno a chi rivolgersi. L’educazione deve coinvolgere tutti: la scuola, che deve superare la logica del colpevole, la famiglia, che a sua volta deve abbandonare l’atteggiamento giudicante nei confronti della scuola, la società, (partendo dalle istituzioni per arrivare ai sindacati) che deve adeguarsi al suo ruolo educativo per riavere rispetto e autorevolezza”.
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