“Liberi di scegliere”: la Scuola Media “Maiorana” incontra il dott. Di Bella, presidente del Tribunale per i Minori di Catania

“Liberi di scegliere”: la Scuola Media “Maiorana” incontra il dott. Di Bella, presidente del Tribunale per i Minori di Catania

CATANIA – Parlare di mafia ai ragazzi di oggi non è facile. A scuola hanno appreso, certo, di Falcone e Borsellino, dalle fiction hanno conosciuto l’arroganza della criminalità organizzata, ma, a differenza dei loro genitori e dei loro professori, non hanno vissuto il clima violento delle “guerre di mafia” e delle stragi, né hanno condiviso lo scatto di orgoglio dei giovani di quell’epoca che ebbe il merito di alimentare, tra le altre cose, l’adeguata, seppur tardiva, energica reazione dello Stato.

Se questa mancata esperienza fosse il risultato della definitiva archiviazione del fenomeno mafioso ci sarebbe solo da rallegrarsene. Ma non è così. Le mafie negli ultimi decenni hanno riscoperto i vantaggi di operare, come vuole tradizione, senza fare troppo “sgruscio” e ciò ha dato loro la possibilità di incrementare business consolidati, come il traffico degli stupefacenti, e di avviare nuovi, lucrosi affari come la gestione dei rifiuti. Il tutto, fatte salve poche eccezioni, senza finire in prima pagina.

In questo diffuso silenzio, alla Scuola, ancora una volta, è affidato l’onere ma, verrebbe piuttosto da dire l’onore, non solo di preservare la memoria degli uomini e degli eventi del passato, ma anche di educare le nuove generazioni ad essere cittadini onesti, consapevoli e attivi. Parlare di mafia in classe, quindi, diventa un obbligo, una necessità. E una delle migliori maniere per farlo consiste, probabilmente, nel mettere in contatto i ragazzi con chi quella realtà la conosce e la combatte davvero.

E così che nei giorni scorsi la Scuola Media “Maiorana” di Catania, su impulso della Dirigente, dott.ssa Gisella Barbagallo, delle referenti alla legalità, prof.sse Chiara Crifò e Loredana Scuderi, e dell’intero Collegio dei docenti, ha organizzato un incontro tra gli alunni ed il dottor Roberto Di Bella, oggi presidente del Tribunale per i Minorenni di Catania dopo aver ricoperto, per tanti anni, il medesimo incarico a Reggio Calabria. Proprio all’esperienza reggina risale l’intuizione del progettoLiberi di scegliere” che il magistrato porta oggi a conoscenza delle scuole e della società civile.

Come ha spiegato agli alunni della “Maiorana”, i bambini che nascono e crescono nelle famiglie affiliate alla ‘ndrangheta calabrese hanno un percorso di vita quasi sempre già segnato. Molti di loro vengono utilizzati nei traffici di droga, nelle estorsioni e persino in alcuni omicidi. Sin da piccoli subiscono vere e proprie iniziazioni alla crudeltà (assistere ad esempio, così ha raccontato il magistrato, allo scannamento di un maiale) utili a selezionare i ragazzi a cui, un giorno, verrà affidato il comando delle cosche, le ‘ndrine. Una vita inevitabilmente violenta che conduce, sin da giovanissimi, all’affidamento ai servizi sociali, alle comunità e, troppo spesso, al carcere e al carcere duro. In un tale quadro, ha raccontato il dott. Di Bella, “sin dal 2012 è parso opportuno allontanare alcuni di quei minori dalla Calabria e dai loro contesti per consentire loro di sperimentare orizzonti culturali, sociali, affettivi diversi e per permettere agli operatori della giustizia minorile, assistenti sociali, psicologi, famiglie affidatarie e comunità, di lavorare liberi dalle pressioni ambientali”.

L’obiettivo non era, certo, né quello di rieducare i bambini né quello di punire le famiglie di origine, ma piuttosto quello di mostrare ai quei ragazzi, per un periodo di tempo, che fuori dalle loro case, dal quell’ambiente esisteva un altro mondo: mostrare, cioè, loro che erano “liberi di scegliere”, per l’appunto. La storia del progetto, ripercorso in un libro dal titolo omonimo, scritto dal magistrato con la collaborazione di Monica Zapelli, ha ispirato anche una fiction di successo, seguita su RaiPlay dalle classi della “Maiorana” nel percorso di preparazione, guidato dal corpo docente, che ha preceduto il confronto con il dott. Di Bella.

I ragazzi quindi, già adeguatamente informati, nel corso dell’incontro hanno subissato di domande il magistrato che, ben lieto di rispondere, con sincerità ed un pizzico di emozione ha condiviso con i suoi giovani interlocutori tanto lo scoramento dei momenti difficili (le minacce mafiose, la diffidenza di qualche collega nei confronti del progetto, la mancanza di risorse e collaborazione), quanto le forti sensazioni vissute nel ricevere e la gratitudine delle madri di ‘ndrangheta, felici per l’occasione offerta ai propri figli, e la riconoscenza di quei minori, come la piccola Aurora, che, lacerati dal dolore di lasciare la propria famiglia all’inizio del percorso, con il tempo hanno riconosciuto nella nuova vita la sola alternativa ad un’esistenza di dolore e violenza.

Oggi il progetto “Liberi di scegliere” è un percorso consolidato. Da qualche anno è un protocollo d’intesa che annovera, quali i firmatari, il Ministero di Grazie e Giustizia e quello dell’Istruzione e, tra i sostenitori, la Conferenza Episcopale Italiana e l’associazione “Libera” di don Ciotti. Un’iniziativa parlamentare lo vuole trasformare in legge dello Stato.

Agli occhi dei ragazzi della “Maiorana” che hanno ascoltato il dott. Di Bella è apparso, soprattutto, come una speranza per il futuro dei giovani meno fortunati della Calabria e del Meridione, una maniera diversa e fattiva di combattere le mafie, un esempio concreto dell’impegno e del senso di responsabilità civile a cui la Scuola, pur tra mille difficoltà, cerca ogni giorno di educarli.