Le radici della violenza e violenza di genere all’I.I.S. “Concetto Marchesi” di Mascalucia

Le radici della violenza e violenza di genere all’I.I.S. “Concetto Marchesi” di Mascalucia

MASCALUCIA – Le radici della violenza e violenza di genere il tema dell’assemblea d’istituto dell’I.I.S. “Concetto Marchesi” di Mascalucia organizzata dai rappresentanti degli studenti Giovanni Guarnera, Giuliano Ipocovana, Giampiero Laudani e Gabriele Militello martedì 28 gennaio.

Per affrontare il delicato e complesso argomento sono intervenuti in qualità di relatori la dott.ssa Enza Bifera, psicopedagogista esperta in criminal profiling e contrasto alla violenza, presidente dell’Associazione nazionale antimafia Alfredo Agosta e volontaria del Centro Antiviolenza Galatea, la psicologa Francesca Di Mauro, rappresentante dell’Associazione “Violenza contro gli uomini, il dott. Raffaele Gueli, psicologo e psicoterapeuta, con funzioni di mediatore culturale presso lo Sportello d’ascolto del “Marchesi”, l’avv. Simone Iofrida del Centro antiviolenza per donne e minori di Mascalucia “Orchidea” a cura dell’Associazione “Cuore di Donna”, presieduta da Ketty Reitano.

Desidero esprimere il mio più profondo apprezzamento ai rappresentanti degli studenti – dichiara la Prof.ssa Lucia Maria Sciuto, Dirigente Scolastico del “Marchesi” – per la scelta del tema, a tutti gli alunni presenti per la sentita partecipazione a una giornata di crescita formativa, agli esperti e alle associazioni per aver messo a disposizione dei nostri ragazzi la loro competenza e umanità per una qualificata opera di prevenzione e sensibilizzazione“.

E proprio con dall’educazione sentimentale dei giovani si dovrebbe iniziare per far comprendere le radici della violenza e insegnare a gestire la conflittualità, abbandonando gli stereotipi che influenzano profondamente il riprodursi di relazioni tra i sessi secondo modalità asimmetriche e discriminatorie e, in alcuni casi, violente nei confronti del partner, uomo o donna. Dalle indagini statistiche emerge infatti una tragica realtà spesso al centro della cronaca nera: la violenza contro le donne e il femminicidio. Nel 2013, la legge n. 119 ha riconosciuto come “delitto” per la prima volta la “violenza basata sul genere” che aggredisce la donna in quanto tale e la sottopone a sofferenze fisiche, psicologiche ed economiche. Ad agosto 2019, è entrata in vigore la legge n. 69, cosiddetta “Codice rosso”, che ha innovato e modificato la disciplina penale della violenza domestica e di genere, corredandola di inasprimenti di sanzione.

Sono quasi 7 milioni di donne italiane dai 16 ai 70 anni che – secondo gli ultimi dati ISTAT del 2019 – hanno subìto almeno una volta nella vita una forma di violenza: fisica, psicologica, sessuale. Numeri di per sé sconvolgenti e ancora più allarmanti se si considera che l’aggressore in genere è il partner o l’ex partner. La violenza di genere è un problema sociale di dimensioni endemiche ed universalmente presente in tutti i paesi e nell’82 per cento dei casi chi commette violenza su una donna “ha le chiavi di casa”. In scenari diversi emerge un filo rosso che accomuna diversi casi di violenza di genere: considerare la donna un oggetto e annullarla quando esprime la propria libera volontà di autodeterminazione.

A testimoniare la propria tragica esperienza di vita con due casi di cronaca dalle dinamiche differenti erano presenti la presidente dell’Associazione “Io sono Giordana” Vera Squatrito, madre di Giordana Di Stefano, la 20enne siciliana uccisa dall’ex partner e padre di sua figlia nel 2015, e Giovanna Zizzo, madre della bimba uccisa nel 2014 dal marito dopo la fine del loro matrimonio.

Attraverso le loro drammatiche vicende queste madri forti e coraggiose hanno lanciato un messaggio forte e chiaro ai giovani in sala: non sottovalutare e invece denunciare segnali che molte volte nascono nella coppia o in famiglia e avere fiducia nelle istituzioni. È questo il loro modo di trasformare il dolore per la violenza subita in memoria delle giovani vite stroncate e nella speranza che quell’orrore non si ripeta. Mai più.

Articolo redatto in collaborazione con Mimma Furneri