CATANIA – Un incontro alla scoperta di cosa voleva dire essere donna in tempo fascista e il contributo che queste hanno dato durante la Resistenza: questi i punti cardine del “viaggio” che gli studenti dell’I.I.S. Concetto Marchesi hanno attraversato tra le poltrone rosse del Centro Congressi di Nicolosi (Catania) , guidati dal dr Giuseppe Mazzaglia dalla prof.ssa Antonella Inserra e dalla prof.ssa Pina Palella.
L’iniziativa è stata patrocinata dal comune di Nicolosi e per tanto la scuola ringrazia il sindaco di Nicolosi, il dr Angelo Pulvirenti e l‘assessore alla cultura di Nicolosi, la prof.ssa Letizia Bonanno. Iniziativa guidata dalla prof.ssa Lucia Maria Sciuto, Dirigente Scolastica dell’I.I.S. Concetto Marchesi e moderata dalla prof.ssa Agata R. Cullurà, referente del progetto AP04- PTOLISS.
Il Centro Congressi di Nicolosi è diventato durante la giornata di martedì scorso, teatro di un incontro appassionante tra giovani ed esperti su un tema fondamentale come quello della Resistenza. Tra gli esperti seduti sul palco, la professoressa Inserra, esponente della Unione Donne Italiane, il presidente sezione ANPI Nicolosi, dr Mazzaglia e la prof.ssa Palella, presidente provinciale ANPI.
Durante la conferenza è stata spolverata quella storia dimenticata, ingiallita di donne che sono morte nel nome della libertà e che davvero in pochi conoscono. Con il supporto degli esperti, gli studenti hanno potuto scoprire quella parte di realtà femminile coperta sempre dalla donna-vittima e mai donna-protagonista.
Ma le donne protagoniste lo sono e lo sono state, soprattutto durante la lotta al fascismo, gettandosi volontariamente in una caduta libera piena di rischi e pericoli. Caduta che oggi grida Libertà, incisa nelle pagine della Costituzione e da ricordare non come un episodio “eccezionale” ma continuo nel tempo perché è da questo momento che “le donne smettono di stare al focolaio e diventano persone“.
Il congresso ha poi scavato sulle radici più profonde della Resistenza e sulle cicatrici che l’Italia e la Sicilia mostrano fiere. Cicatrici che hanno raccontato storie lontane ma vicine come quella di Carmelo Salanitro, insegnante di latino e greco che ha cominciato la propria resistenza scrivendo bigliettini di pace e mettendoli nelle tasche degli alunni.
Bigliettini che lo portarono alla morte, venendo tradito fu infatti consegnato ai fascisti e ucciso tra la notte del 24 e 25 aprile 1945 in un campo di concentramento. O ancora come quella di Salvatrice Benincasa, partigiana catanese torturata in una scuola a Monza nel tentativo di estirparle nomi degli altri partigiani. Nomi che non uscirono mai dalla bocca di Salvatrice, uccisa sempre nel ’45 e gettata in un fosso.
Le cicatrici mostrate sono state infinite da quelle di Stefanina Moro a quelle di Graziella Giuffrida e tramite quelle cicatrici gli studenti hanno compreso quanto la Libertà sia stata sognata da chi è venuto prima di loro e quanto questi abbiano lottato per poter vivere come persone e non come schiavi.
Gli esperti hanno infine coinvolto i ragazzi che da semplici spettatori sono diventati protagonisti della conferenza ponendo domande ed esprimendo i propri pensieri sul palco. Pensieri che hanno scavato ancora più affondo sulla questione, dando voce ad opinioni diverse tra loro e creando un vero e proprio dibattito “live”.
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