CATANIA – A pochi mesi dall’Expo Milano 2015 e dalle intense sfide globali da esso proposte, il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania inaugura, in collaborazione con il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), un nuovo laboratorio per il progetto Water, vera punta di diamante nel già ricco parco scientifico-strumentale del territorio catanese di via S. Sofia.
Il laboratorio è dotato di attrezzature all’avanguardia per la sintesi e caratterizzazione di nanomateriali innovativi, tecnologie che hanno manifestato grandi potenzialità nell’ottimizzare la filtrazione dell’acqua grazie al binomio bassi costi e ridotti sprechi energetici.
Come ha spiegato Vittorio Privitera, coordinatore del progetto Water “Grazie alle proprietà fotocatalitiche dei nanomateriali è possibile innescare processi efficaci da un punto di vista antibatterico, perché sono processi ossidativi in grado di neutralizzare i batteri distruggendone la membrana centrale e in altri casi è possibile agire, sempre con processi di fotocatalisi, anche su inquinanti organici. Tutto questo avviene coordinando e disponendo i nanomateriali su un substrato plastico di plastica riciclata con un conseguente abbattimento dei costi di produzione. Se si riuscisse a creare delle grandi superfici poco costose dalla forte efficacia antibatterica si potrebbero raggiungere risultati eccezionali per la purificazione delle acque nella Sicilia Ionica e su scala mondiale”
Tali fattori fondanti del progetto Water hanno attirato, nel tempo, l’attenzione di industrie e investitori italiani ed esteri e, non a caso, il nuovo laboratorio è stato realizzato integralmente grazie ai fondi della commissione europea che ha valutato positivamente il progetto stanziando poco meno di 4 milioni di euro per supportare l’iniziativa.
Tra i numerosi partner, anche esteri, che hanno abbracciato il progetto ne compaiono di meno consueti come enti locali e pubbliche amministrazioni tra cui il comune di Aci Castello nelle cui acque verranno testate le ricerche e l’Area marina protetta delle Isole dei Ciclopi a mostrarne l’importanza dell’impatto sul territorio.
Giuliana Impellizzeri, ricercatrice del progetto europeo Water, ci ha illustrato le enormi potenzialità del laboratorio, uno spazio di 80 mq magistralmente strutturato e dotato essenzialmente di due attrezzi tecnologicamente molto avanzati: l’ Atomic layer deposition in grado di depositare strati molto sottili di ossidi e metalli (anche di un nanometro) in maniera controllata e ripetibile al fine di realizzare i materiali da testare per la purificazione dell’acqua da coloranti industriali, contaminati organici e batteri vari e la Chemical vapor deposition attrezzatura in grado di depositare grafene e nanotubi di carbonio.
Il grafene, spiega la dott.ssa “è il materiale del secolo; difatti di recente un gruppo di scienziati teorici ha scoperto che il grafene è in grado di purificare l’acqua dal sale, quindi è facilmente immaginabile il futuro che questo materiale potrebbe avere se si riuscisse a desalinizzare l’acqua” e, aggiungerei, gli effetti di indubbio impatto socio-ambientale che tutto questo avrebbe nei territori con scarsità di acqua potabile.
L’unico limite al progetto Water, su cui si è pronunciata anche la commissione europea, riguarda, come ha tenuto a precisare Privitera, l’impatto tossicologico dei nanomateriali che, se dispersi in acqua, potrebbero causare gravi danni agli organismi viventi che popolano i nostri mari. La soluzione proposta è l’uso, come substrato, del polimetilmetacrilato, una materia plastica che, secondo attenti studi, è risultata in grado di immobilizzare i materiali evitandone la dispersione.
La sinergica collaborazione industria-ricerca, Università ed enti pubblici e privati è alla base di un progetto di enorme impatto che vede la scienza al servizio della tutela dell’ambiente e della valorizzazione del capitale umano e sociale del nostro territorio.