CATANIA – Parlare oggi di violenza contro le donne, farlo senza retorica ma con ferma lucidità; allacciare passato e presente seguendo il filo rosso della documentazione storica e giudiziaria; declinare il “femminicidio” attraverso nomi, volti, testimonianze e mostrare che la questione chiama in causa ciascuno di noi, oltre i generi, oltre i ruoli.
È stato un incontro fecondo quello tenutosi al Liceo Nicola Spedalieri: il prof. Gaetano Arena, docente di Storia Romana dell’Università di Catania, ha tenuto una lezione su “La violenza di genere tra passato e presente: memoria e monito”, mostrando come – ieri e oggi – la violenza non fa differenza né tra le classi sociali né negli ambiti in cui si manifesta. Ma ha anche indicato la strada semplice che ciascuno, nel proprio ambito, ha il dovere di intraprendere per agire un cambiamento: l’orrore di ogni diritto violato impone a chiunque sia umano l’affermazione netta di quel diritto.
Nei tre casi di cronaca che ha presentato – il delitto di Maratona (II sec. d.C.), quello del Circeo (1975) e il meno noto stupro di Adrano (1987) – il prof. Arena ha sottolineato quell’intorno che salva la dignità dell’essere umano, e cioè il lavoro meticoloso di donne di legge che nella vita professionale e in quella privata hanno affermato la libertà individuale come diritto sommo della persona.
A queste donne, le avvocatesse Tina Lagostena Bassi e Anna Ruggieri, dobbiamo moltissimo: la Riforma dei reati contro la violenza sessuale.
Al professore Arena dobbiamo la sincera gratitudine per aver raccolto l’eredità materna nella volontà e nella fiducia di parlare a dei giovani liceali, nella certezza che questo, oggi, faccia la differenza.




